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Ypógeios Kósmos - di Pieralberto Faina
Cosa succede nel cuore di un uomo nel vedere la donna amata Ypógeios Kósmos senza vita, riversa su uno sperone roccioso? Qualcosa dentro si frantuma, l’aria che scende nei polmoni è come non avesse ossigeno, i sensi si annullano. Poi la coscienza pian piano riaffiora, gli occhi tornano a vedere e si volgono alla ricerca di lei, ma il corpo dell’amata è scomparso. Grida disperate si alzano al cielo, chi mai avrebbe potuto sottrarne le spoglie? Oppure, muovendosi in un ultimo anelito di vita, è caduta nel baratro? Una disperata discesa a valle ma, una volta giunto, del corpo di lei nessuna traccia. Non gli resta che implorare una divinazione, ed è questa ad aprirgli il cuore alla speranza. “Helenasya è viva,” è la profezia, “sebbene il suo corpo non si trovi sulla Terra bensì in un... altrove.” Così, lasciato il governo della città di Tabrea in mano dell’amazzone Ippolita e del saggio Paristos, inizia l’errare di Serocle, lungo la strada tracciata per lui dagli dèi. Imbarcatosi con i suoi più fedeli alleati a Týros, la potente città fenicia, il sovrano naviga verso occidente, supera lo stretto di Gibilterra, affronta le onde del temibile, sterminato oceano Atlantico alla ricerca della città dei morti. Ma laggiù, dove si tuffa il sole e le acque dell’oceano precipitano in un immane gorgo ghermendo la vita dei naviganti temerari sarà lui, il solo a morire. Ed ecco finalmente, la città dei morti, con la sua atmosfera mefitica, arditi coni vulcanici che eruttano lava e fumi densi, acque che ribollono, vapori giallastri che infiammano i polmoni. I cuori degli uomini tremano di fronte a questo scenario orrendo, ma è deciso, sarà il solo Serocle ad andare oltre: i compagni del sovrano, sebbene recalcitranti, devono tornare indietro, il loro compito è finito. Ma il dilemma è grande: la morte, consentirà al re di riunirsi a Helenasya? No se ella ancora vive. E allora, che sia il Creatore a decidere della sua vita. La decisione è presa: da quel momento in avanti sarà la prua di una sola nave a fendere le onde inoltrandosi in un pauroso inferno, verso l’ignoto.
Pieralberto Faina nato ad Anzio nel 1956 svolge la sua attività culturale a Roma. Esprime le sue passioni ed emozioni attraverso la scrittura, recitazione, canto e pittura. Appassionato di storia antica e mitologia greca, ha collaborato con il “Nuovo Ateneo Romano” tenendo conferenze sull’Iliade e sulla dinastia Giulio-Claudia, in particolare sulla vita di Nerone. E’ stato presidente della giuria del premio “Calamaio d’Argento”, manifestazione nazionale di arte poetica. Attivo in campo teatrale come autore, ha messo in scena alcuni pregevoli lavori come “La Brocca”, e “Il Quadro Perduto” per il quale ha ricevuto il premio Aldo Nicolaj come migliore commedia amatoriale italiana per l’anno 2013. Nel 2018 ha scritto e portato in scena una emozionante commedia dal titolo “Un giorno dopo l’altro”, la cui sceneggiatura è stata pubblicata dall’editore Terre Sommerse. Ha partecipato a numerose edizioni del Premio Nazionale di poesia e narrativa “Alberoandronico” classificandosi ai primi posti e i suoi racconti sono stati inseriti nelle Antologie pubblicate dall’Associazione stessa; nel 2017, ha autoprodotto un libro di racconti dal titolo “le Sette e una Notte”. Nello stesso anno ha cominciato a scrivere la trilogia fantastorica composta da tre libri: Helenasya, Buhayrat e infine il terzo, Ypógeios Kósmos, che conclude l’epopea dell’amazzone nera. Il romanzo Ypógeios Kósmos è il più avventuroso dei tre e fa viaggiare la fantasia su incredibili scenari ove entrano in scena, inaspettatamente, gli dei greci, ma non presentati come creature divine: cosa inusuale, visto che ci troviamo nel secondo millennio avanti Cristo.