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PENSIERI, PAROLE E RICORDI DI UN DISABILE FELICE - di Luigi Piergiovanni
Ma è possibile vedere la vita degli umani dall’inferno? …Chissà, forse dall’Infernetto… che già ne stempera l’idea di patimenti orribili. Così si potrebbe dire “cronache o anacronismi dall’infernetto…” Visti con un occhio lucido però da una finestra, attraverso le pieghe di una veneziana, nella penombra di una stanza, l’occhio di Luigi Piergiovanni, seduto sulla sua carrozzella e paradossalmente “coi piedi per terra” più di ogni altro. Sorta di Jack Folla e simili, di ogni passato, presente e futuro, che non sciorina, però, confezionati copioni attraverso i media radiofonici ufficiali, alternativi (sempre che ce ne siano) od altro, ma più autenticamente, nelle sue contraddizioni, trasforma “il suo sguardo sul mondo” con la famiglia “Sampler” con la quale s’intrattiene ogni giorno con una certa “elettronica” confidenza , dando vita a testi taglienti proprio perché non gridati, da una voce che ha imparato l’ironia della pazienza, che si dispiega su ritmiche e tappeti incisivi e raffinati, qua e là entrando, per un istante, in teneri accenti melodici. Così Luigi Piergiovanni, dall’antro vagamente hollywoodiano dell’infernetto (loc. vicino a Roma sulla strada che porta al mare che vedeva, ieri, orde di legionari, oggi, di turisti e businessman da e verso Fiumicino), nella sua villa, cintata da bassi muri, palme comprese, in barba ad ogni new age o spiritualismo da scaffali di supermercato, esoterismi di casta, lontano anche da semplificazioni e materialismi banalizzanti il tutto… insomma “ancora vivo”, senza automatismi (tranne quello della sua carrozzella, dove, in piena dinamys,, è obbligatoriamente e “staticamente” seduto) è forse nella condizione già felicemente espressa nel noto aforisma sapienzale… “Il Saggio gira il mondo stando fermo su una sedia”. Egli permette anche a noi questo tour, a volte dilettevole, a volte meno, ma sempre con gli occhi aperti, senza occhiali scuri né timore, con l’esperienza di chi, forse per “Karma”, che ormai non cerca più né il “giudizio vano” della quotidiana lagna comune, né la “rivolta” di un’ecologia-armata. Dal suo antro, temperatura ambiente, attraverso le veneziane, con una corte fedele alla sua “generosa umanità”, esploriamo tutti i gironi, più o meno infernali, gli orridi, le stanze oscure degli affari e dello psichismo umano di questo mondo sempre diverso, sempre felicemente o mortalmente uguale a se stesso, ormai oltre ogni Post Post Post Modernità.
Gaspare Bernardi
Prefazione
Conosco Luigi da molti anni. Alla fine degli anni ’80, sono approdato nella sua casa discografica, la storica Interbeat. Ho percorso con lui buona parte del mio cammino artistico. Il nostro è stato un rapporto schietto, diretto e di amicizia che dura nel tempo. Abbiamo condiviso tante esperienze, due dischi miei prodotti da lui, le divertenti serate culturali al Gimlet, il Midem a Cannes e tanti momenti di confronto. È difficile parlare di Luigi Piergiovanni, perché è un personaggio pieno d’interessanti sfaccettature. “Pensieri, parole e ricordi di un disabile felice” è il suo modo di mettere a nudo la sua intelligenza, la sua particolare visione della vita. È il suo modo di rievocare ricordi, ma soprattutto di rievocare le proprie emozioni e condividerle. La poesia al figlio Umberto è la sintesi della sua vita, ci insegna a respirare il suo mondo. Devo essere sincero non ho mai visto Luigi come una persona disabile e mi è difficile anche adesso focalizzarlo come tale. Piuttosto ho sempre apprezzato la sua ironia. Ha dedicato la sua vita alla musica, ai suoi artisti. Cito una sua frase: “Amo il mio lavoro, Lo so fare bene, non sono il migliore... e non voglio esserlo...” In questo libro troverete i pensieri più intimi di Luigi, da cui tutti noi dobbiamo prendere la sua autenticità, il suo modo di essere uomo senza filtri, senza barriere, i suoi insegnamenti. Però, come direbbe lui stesso, senza prenderlo troppo sul serio! Abbiamo una cosa in comune, l’amore per ciò che facciamo, e per me leggere questo libro, i suoi pensieri è come essermi messo davanti allo specchio. “A volte bisogna essere stupidi, proprio stupidi, per continuare a fare ciò che si ama. Per poter scrivere col fuoco dell’incoscienza: io non ho paura, di niente e di nessuno. Io resisto, fino a che non mi buttano giù. 10 Io sono fino a che respiro. A volte bisogna pensare bene prima di fare qualsiasi cosa.”
Fabio Furnari