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- LA JAM SESSION PER CAPIRE IL JAZZ - di Rosario Di Leo
LA JAM SESSION PER CAPIRE IL JAZZ - di Rosario Di Leo
L’abitudine di ritrovarsi e suonare “estemporaneamente” risale agli anni 20 del XX secolo, in concomitanza con la nascita del nuovo genere musicale, conosciuto da noi tutti come jazz. La jam session nasce cioè con il jazz e nel jazz. In un certo senso, da quel momento e per sempre, seguirà i suoi passi, sarà la sua ombra. Imiterà e riprodurrà i suoi sintomi più reconditi. Questo è ciò a cui si allude in questa trattazione. La tesi che stiamo per presentare ha come obiettivo, da un lato, quello di informare su questa pratica, la jam session - molto nota agli adepti e poco invece agli esterni - e, dall’altro, di utilizzarla come campo d’analisi, come medium di valutazione dei valori e dei processi sociali del jazz. Jam session letteralmente e genericamente significa «sessione di improvvisazione ». Vedremo come essa, in riferimento ai contesti jazz, sia - contrariamente a quanto il nome non lasci supporre - essenzialmente “strutturata” e come assurga, nella sua considerazione in senso globale, a momento vitale dei jazzmen e del jazz. Non si vuole certo insinuare che, ai fini di una misurazione dello stato di salute del jazz, la jam conti più dei concerti formali o dei dati ricavati dai dischi. Semplicemente si ritiene opportuno qui attribuire un significato decisivo all’esperienza delle “sedute d’improvvisazione” proprio in virtù del loro carattere “spontaneo”. L’idea alla base è che, osservando i fatti in un contesto non formale, non soggetto quindi ad influenze esterne - come avviene invece per i concerti o dischi che risentono inevitabilmente delle leggi di mercato e di statuti particolari - si possa più facilmente risalire a dati reali e avanzare ipotesi più attendibili sui profili musicali, su quelli sociali, sui processi di formazione del gusto, sulle definizioni, sui limiti e sui luoghi comuni del jazz inteso come fenomeno sociale. A detta degli stessi musicisti - lo scrivente incluso - è nella jam che si misurano le reali fisionomie, i comportamenti musicali e sociali dei jazzmen. È lì che emerge il profilo del musicista. Partendo dal primo capitolo, con uno sguardo all’origine, ci focalizzeremo sulla struttura «complessa » - e non spontanea - delle jam sessions e, attraversando il concetto di improvvisazione e quello di rito, giungeremo a una ridefinizione dell’idea di jam nei termini di match, con la sua pluralità di apporti.