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FILI D'ACCIAIO E DI SETA | di Gabriele Panfili

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Più forte della vita

Qual è il ruolo del poeta oggi? Probabilmente a questa

domanda si può rispondere in modo diverso, a seconda della

propria formazione ed esperienza; io preferisco, in questo

caso, servirmi della poesia stessa come strumento efficacie e

puntuale.

...

Con le rughe del suo sguardo

vede lo scorrere del mondo

mentre si aggrappa

a quel filo di acciaio e di seta

che lo lega ancora alla vita.


In questi versi, Gabriele Panfili assolutizza e cristallizza oltre

l'erosione del tempo, la forza stessa del fare poesia. Non c'è

ragionevolezza nello scrivere versi, ma impellenza, una

emergenza vitale che sgorga più dalle viscere che dalla

mente. Si evidenzia così una necessità al verso, come del

resto il vivere quotidiano che attraversa la società e le sue

vicende storiche. La poesia diviene strumento: una lente

accorta per comprendere cosa il mondo ci offre e forse ci

offrirà.

In questa ottica, la nuova raccolta di poesie di Gabriele

Panfili è decisamente un ottimo viatico verso la maturità: in

cui la bellezza di fermare la vita attraverso le liriche diviene

un potente alleato.

La vita - Il viaggio - L'amore; queste le tre sezioni in cui si

suddivide idealmente l'itinerario esperienzale di Gabriele. La

vita: inevitabilmente deve fare i conti con il tempo che passa;

lenire le ferite, sempre più marcate. Il viaggio, perché

Gabriele è un uomo che ama incontrare culture diverse,

luoghi lontani, scalare montagne, immergersi in altri mari;

mai sazio il suo sguardo vuole raggiungere confini

inesplorati.

Vedo un mondo di pace

che si chiude sul giorno

e la luna che nasce

in un mare di stelle.

Qui l'uomo non conta

e la sua forza sparisce

di fronte alla natura

che domina e vince.

Eh sì perché Gabriele Panfili da sempre è alleato con la

natura, con la solitudine leopardiana de L'infinito; la

contemplazione diviene uno stato d'animo che arricchisce di

suggestione il concetto stesso di viaggio.

Non poteva mancare l'amore inteso come effusione, alto e

romantico; poi c'è quello misterioso e cangiante che viene

profuso in ogni dove e in fine c'è quello legato ai gesti, ai

ricordi, che supera l'architettura del tempo, del luogo e dello

spazio: diviene immensa cattedrale con le sue cerimonie, i

rituali, gli ospiti e le musiche celestiali.

Allora io, cacciatore di silenzi,

immergo i pennelli del cuore

nei colori dell'amore,

mentre coltivo nell'anima

sogni di echi lontani

che hanno il sapore di vita

e mi fanno volare

in un abbraccio di cielo.

Il poeta non può salvare il mondo dalle sue brutture,

ingiustizie, stramberie; ma può celebrare i momenti più

intensi e renderli eterni anzi, può anche insegnare come

attraversare in silenzio il dolore e farne bellezza e saggezza

universale.

Il poeta sa amare.

Niccolò Carosi


Gabriele Panfili è nato a Gubbio (PG) il 10 agosto 1944 e si è laureato in Medicina-Veterinaria presso l’Università degli studi di Perugia. Risiede a Roma ed è appassionato fin da bambino di fotografia. È stato Membro du Comité International

del centro studi e scambi internazionali (Bruxelles-Roma) e membro Corrispondente dell’Accademia Internazionale Leonardo Da Vinci di Scienze – Lettere – Arti di Roma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Albe e naufragi per i caratteri di Cardinale Editore. Nel 1999 ha vinto i premi internazionali Eurotrofeo Montecarlo 2000 e Olimpo Letterario 2001. È stato inserito nel 2002 il Dizionario degli autori italiani del secondo novecento. Nel 2005 è stato nominato socio-consigliere del Movimento Int.le Neoumanista III Millennio. È presente in varie antologie tra cui Dal Tevere alla Moscova in lingua russa e Dal Colosseo al Corcovado in lingua portoghese. È stato insignito del titolo di Accademico Residente presso l’Accademia Tiberina nel novembre 2007. Ha conseguito numerosi premi tra cui L’elefantino d’argento nell’ambito dell’Estate romana 2008. Con la casa editrice Terre Sommerse ha pubblicato le raccolte di poesie Dimentico... e ti amo (2008) e Mi siedo e ascolto (2011) con nota critica di M. Luisa Spaziani. Nel 2022 esce l’opera poetica Fili d’acciaio e di seta con raffigurati all’interno delle tavole di Riccardo Cancellieri. La prefazione di Niccolò Carosi e la postfazione di Alberto Averini.

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