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- REVOLUTION - La ricerca dell'imperfezione di Fabio Furnari - all'interno i quadri di Valeria Faillaci e Angelo De Mattia
REVOLUTION - La ricerca dell'imperfezione di Fabio Furnari - all'interno i quadri di Valeria Faillaci e Angelo De Mattia
La conoscenza di Giordano Bruno, delle sue opere magiche, e di Ermete Trismegisto del Corpus Hermeticum, hanno segnato una svolta nel mio cammino umano, artistico e di pensiero. Ermete fu anche definito il dio musicista, visto che a lui si deve l’invenzione del flauto. E questo spinse gli alchimisti greco-egiziani a porre particolare attenzione alle teorie di Pitagora, secondo il quale l’armonia dell’universo dipendeva soprattutto dai rapporti perfetti tra i suoni emessi dai corpi celesti. Una musica armoniosa, pertanto, non poteva che favorire lo svolgimento dell’opera, facendola coincidere con i ritmi cosmici. Fin dai primi secoli, i trattati di alchimia, rivelano un interesse per la musica che in seguito non sarebbe mai venuto meno. Thomas Norton autore di un famoso poema alchemico in inglese medio intitolato The Ordinall of Alchemynel, nel 1500 per esempio, affermò che la musica doveva figurare tra le arti che contribuivano alla formazione della pietra filosofale. Nella saggezza di Salomone, invece l’alternanza dei suoni prodotti dagli strumenti venne accostata alla trasformazione degli elementi. L’interesse per gli alchimisti per la musica coincideva con la percezione di un universo armonioso di cui volevano ricreare la sintesi nella pietra filosofale. Senza dubbio attribuivano ai suoni un potere magico con cui agivano sulle simpatie esistenti tra tutti gli elementi dell’universo. Al pari della parola, il suono poteva esercitare un potere sui flussi cosmici e influenzare i rapporti tra l’uomo e la materia. Tale concezione risaliva forse al rituale egizio, e sicuramente a Pitagora e Platone, per i quali l’armonia del mondo era fondata sui numeri e che, per esempio, a ciascun intervallo tra i pianeti corrispondeva un intervallo musicale.
Questo disco segna una “rivoluzione” anche dal punto di vista personale. Per la prima volta non è un disco di canzoni e non perché non ami le mie canzoni ma perché avevo necessità di dire altro. Questo lavoro va ascoltato e visto. Visto perché nasce da una visione e l’aiuto in questa visione ce la danno due artisti Valeria Faillaci e Angelo De Mattia - attraverso i quadri che vedrete all’interno di questo book. Ma il progetto è ben più ampio è legato ad una mostra itinerante dei quadri di Valeria e di Angelo e di queste musiche. All’età di quattro anni chiesi ai miei genitori di comprarmi un “ticarra” perché sentivo che quello strumento sarebbe stato la mia vita. Non sono mai stato un virtuoso dello strumento, ma lo amo e lo conosco insieme ai miei limiti. Mi sono servito anche di altri strumenti che negli anni mi hanno affascinato e che ho voluto sperimentare e studiare (il sax, l’hang, il canto armonico), ma quella che sento veramente mia è sicuramente la tastiera, le note bianche e nere mi sono le più familiari e mi vengono in aiuto costante, i rudimenti di uno studio di pianoforte di molti anni fa mi sono serviti a sperimentare i suoni e a comporre dei brani con immediatezza. Ho superato così quella timidezza nell’accostarmi ad uno strumento che percepivo come sacro e ne ho rotto ogni tabù. Per cui scusatemi per quest’atto di presunzione e di egoismo. La chitarra e la chitarra synt sono state comunque le protagoniste di questa – permettetemi il termine – opera. Il disco è composto attraverso “le voci”, non ho richiesto l’uso del metronomo per molti brani e molti di essi sono stati suonati di getto dopo averli assimilati e composti, senza interruzioni con la loro immediatezza, lavorando esclusivamente sulle voci. Non vi nego in alcuni casi la mia sorpresa, è stato un bellissimo viaggio come se fossi guidato. Volevo trasmettere dei sentimenti, cercare di capire il momento storico che stiamo vivendo e trovare risposte nella tradizione antica contestualizzandola con il presente.
Lavoravo da alcuni anni a questo progetto. Un’idea che proviene da lontano, sentivo il bisogno di misurarmi ma soprattutto di esprimere la musica interiore ciò che con altri generi non riesci ad esprimere se non in parte. Il mio interesse per la metafisica, per il simbolo, per le materie esoteriche mi hanno aiutato in questo percorso. Ma attenzione, lavorare a questo progetto per anni non significa che i brani che ascoltate siano stati composti nel tempo, se non un paio di questi, significa averlo maturato interiormente e viceversa i brani sono stati composti, eseguiti e registrati in meno di cinque mesi. Per farlo avevo bisogno di stare solo con me stesso, di fare tutto da solo, perché solo io sapevo esattamente le note che avrei dovuto suonare. Così mi sono chiuso nel mio piccolo studio di registrazione e ho iniziato “l’opera”. Ho chiesto l’aiuto a due persone: il primo è Matteo Gagliardi che mi ha aiutato nel comprendere i meccanismi della programmazione e che ringrazio per la sua preziosissima collaborazione, il secondo è stato un mio fratello musicista Alessandro Facchini cui ho affidato l’editing dei brani, il missaggio e il master del disco.
Il termine “magia” si può assumere secondo molti significati: secondo il più comune, il comune, il proprio e il più proprio. Nel primo caso, esso indica ogni genere di scienza e di sapienza; nel secondo caso, indica la scienza naturale, ossia la conoscenza delle cose naturali in generale; nel terzo caso, indica la sapienza, la quale comprende tre generi di scienze reali, insieme a tre generi di scienze morali e a tre generi di scienze razionali; nel quarto caso infine, indica un modo formato da tutti questi generi o dalla maggior parte di essi, insieme alla facoltà di conoscere ed operare mirabilmente. E questo si fa in due modi: o da sé, o con il concorso di un altro mezzo; il che a sua volta avviene in tre modi: ossia mediante cose superiori, uguali o inferiori; e ciò secondo quelle diverse circostanze osservate e comprese nei dieci significati con i quali si designa il mago. Noi intendiamo qui la magia secondo il significato che abbiamo definito “più proprio”.
(Tratto dalle Opere magiche di Giordano Bruno. Edizione diretta da Michele Ciliberto. A cura di Simonetta Bassi, Elisabetta Scapparone, Nicoletta Tirinnanzi).
Occorrerà perciò che chi vuole conquistare da sé l’arte generale per l’attitudine dell’intelletto, della volontà e della memoria (per quanto noi al presente la limitiamo alle percezioni della memoria), per prima cosa conosca i princìpi elementari con i loro significati, per seconda i princìpi secondari, per terza tragga i princìpi secondari per mezzo dei primari. I primi due, che sono ottimamente accessibili a quelli versati nelle dottrine peripatetiche e platoniche, li abbiamo forniti noi. La terza cosa l’affidiamo alla diligenza di quello stesso che vuole apprenderla.
E’ ora di affrontare l’applicazione pratica e la concentrazione dell’intenzione per raggiungere l’arte della memoria.
GIORDANO BRUNO (De Umbris Idearum)