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Corde InCanto - duo Luca Villani (chitarra) Silvia Mirarchi (voce) - Italian Arias & Spanish Songs
Nello sterminato repertorio per Chitarra e Voce senza dubbio esistono due filoni paralleli: quello della musica colta e quello della musica popolare. Non è altro che la eco amplificata del destino della Chitarra: strumento da sempre dalla duplice personalità, colta e popolare, “accompagnatrice” inseparabile nell’abbinamento alla voce grazie alla sua portabilità e capacità di adattarsi alle più diverse tonalità vocali. Abbiamo così una prima contaminazione fra l’apollineo Fernando Sor (1778-1839), e la matrice popolare di taverne e teatri di periferia ove ebbe fortuna la Seguidilla Bolera, parte del flamenco danzante. Lo stesso nome pare derivi da seguida mala vida, il che sorprende abbia attratto il giovane Sor, fresco di rigorosi studi nel Monastero di Montserrat. Nelle giovanili Dodici Seguidillas Sor condensa dunque quella che era la tradizione del poemetto chiamato Seguidilla, probabilmente di sua mano, messo in musica e talora perfino danzato, da cui la variante Boleras. Un po’ alla volta quest’ abitudine popolare si perse e rimase la versione più galante, grazie al contributo del ballerino Requejo che dignificò la Seguidilla Murciana con passi più aggraziati e meno convulsi. La chitarra produce arpeggi, controcanti e accordi in varia guisa, ma sempre in uno stile conciso ed efficace in supporto ai gustosi poemetti composti da una copla di 4 versi ed un estribillo di 3. Abbiamo privilegiato il tema amoroso, con romantici doppi sensi (De amor en las prisones, Si dice que mis ojos ) sullo sfondo di memorie nostalgiche, (Cesa de atormentarme). Ma verrà sublimato anche il tema della morte, (Preparame la tumba) passando per accenti dissacranti e anticlericali (Las muchachs y la verguenza, Seguidillas del Requiem Eternam), Il Sor chitarrista, compositore anche di pregevoli opere e balletti di grande successo, lasciò presto la nativa Barcellona, divenendo cittadino d’Europa, mietendo successi sia concertistici che operistici a Parigi, Londra, Berlino, San Pietroburgo. Intanto concepiva quei capolavori sia didattici che da concerto ancora apprezzati ovunque da maestri e aficionados. Le Six Bagatelles op.43 si stagliano un po’ a metà strada tra i morceaux de concert e gli ètudes, con un curioso sottotitolo e dedica: “Mes Ennuis” ossia “le mie noie”, “i miei problemi”, dedicati “a qui les voudra” cioè “a chi li vorrà”. Emerge qui il carattere particolare della personalità di Sor: certamente questo tipo di commenti non aiutava le vendite di brani non proprio per principianti! Ho voluto alternare le prime tre di queste Bagatelle ai brani vocali ottocenteschi: sono a mio avviso vere gemme che stanno alla chitarra né più né meno di come stanno al pianoforte le Bagatelle di
Beethoven, passando dallo spirito di novelletta schumaniana della prima, al brillante eloquio della seconda alla contemplazione della terza.
Ben altro contesto e tradizione troviamo con Mauro Giuliani (1781-1829), pugliese che visse a Vienna dal 1806 al 1819. Le Sei Cavatine op.39 riecheggiano colori rossiniani e accenti colti: le liriche sono vicine allo stile di Metastasio (che Giuliani utilizzerà nelle mature Sei Ariette op.95) ma meno auliche e più vicine al comune
sentire. Saliente è senza dubbio Alle mie tante lagrime delle origini del testo non si ha notizia: se sia stato lo stesso Giuliani un doppio plauso va a questa bella romanza, che abbiamo incastonato fra due brani più brillanti, Par che di giubilo e Confuso,smarrito. Giuliani miete successi a Vienna come Sor a Parigi, seppur limitatamente al campo chitarristico, ma va sottolineata la sua capacità camaleontica nella mirabile musica cameristicacon flauto, chitarra, fortepiano, negli stessi Sei Lieder op.89, dal carattere schubertiano, per non dire dei tre preziosi concerti con orchestra op.30, 36 e 70. Tornato a Roma, terminò purtroppo in condizioni indigenti la sua avventurosa carriera i cui echi restarono nella rivista The Giulianad, stampata a Londra ancora nel 1848. Non ha bisogno di presentazioni la famosa aria di Vincenzo Bellini (1801-1835) Dolente Immagine di Fille mia, qui nella trascrizione di Andrès Segovia (1893-1987). Non saprei quale occasione abbia potuto spingere il grande andaluso a trascrivere questa famosa Aria se non l’accompagnamento di qualche nota cantante: certo si tratta di un adattamento ben riuscito che trova nella chitarra una perfetta alternativa al pianoforte, sublimando il carattere nostalgico e introverso del testo vocale.
Il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca (1898-1936) fu anche musicista e collezionò ad un certo punto le Trece Canciones Antiguas Españolas, quitessenza di una tradizione popolare probabilmente altrimenti perduta nella notte dei tempi.
La sua bàlia, che allevò l’artista sin da tenera età a causa della salute cagionevole della mamma, Vicente Lorca Romero, gli trasmise la passione per il pianoforte e la musica. Ci testimonia che il piccolo artista “canticchiava le canzoni popolari ancor prima di saper parlare e si entusiasmava sentendo suonare una chitarra”.
Le tre Canzoni qui interpretate, El Cafè de Chinitas, Anda Jaleo e Sevillanas del siglo XVIII, sono ben fedeli alla versione pianistica originale: la trascrizione di Venancio Garcia Velasco è per quella chitarra che in Lorca, quasi Musa popolare, rappresenta l’immaginario collettivo più forte e genuino, dal Poema del cante jondo (1921) fino al Romancero Gitano (1928). Poco dopo lo scoppio della Guerra Civila Spagnola, Garcia Lorca fu tradito dalla frangia bruta di quello stesso popolo che lui tanto dignificò, fucilato dai nazionalisti "perché socialista, omosessuale e massone". Il suo corpo fu gettato in un’ anonima tomba a Fuentegrande de Alfacar nei dintorni di Víznar, vicino a Granada, ma le sue opere restano
imperiture come il loro autore.
E’ proprio il Cante jondo il trait d’union con Manuel de Falla (1876-1946). Sincero amico di Garcia Lorca trovò nel poeta un fervido sostenitore del Concorso di Cante jondo che fu celebrato all’esterno del magnifico palazzo della Alhambra in Granada nel 1922. Seppur in sole due serate l’evento ebbe larga eco in tutta la Spagna: una festa di arte, musica, canto e danza flamenca senza precedenti.
Secondo de Falla il flamenco stava infatti attraversando un periodo di decadenza ed occorreva non solo stimolarne lo spirito ma dignificarlo agli occhi di musicisti e artisti di alta estrazione culturale. Falla riuscì a coinvolgere nel parterre del Concurso personaggi come Joaquín Turina, Federico Mompou, Conrado del Campo, Óscar Esplá, María Rodrigo, il chitarrista popolare Manuel Jofré nonché lo stesso Andrés Segovia, il direttore Kurt Schindler e la cantante Aga Lahowska, il futuro premio Nobel per la letteratura, Juan Ramòn Jimenez ed il pittore Manuel Ángeles Ortiz. L’influenza del Flamenco permea tutte le opere di de Falla, da La vida breve fino all’ Amor brujo, individuandone tre radici precise: la musica da chiesa Bizantina, la musica Mora portata in Spagna fin dall’ invasione del 711-718 e la musica popolare Indiana introdotta dai Gitani ben cinque secoli prima. Nelle Siete Canciones Populares Españolas de Falla condensa temi contrastanti del Cante Jondo, e ne abbiamo selezionato tre brani: El paño moruno (Il panno moro) con figurazioni tipiche del punteado, Nana, dai tenui colori di ninna nanna popolare, e Polo, rapido lamento per la pena di un amore maledetto. La trascrizione dal pianoforte del virtuoso catalano Miguel Llobet, nella diteggiatura storica di Emilio Pujol, riporta ancora una volta alla chitarra i colori probabilmente più autentici di questa musica.
Ho voluto ripresentare come in una retrospettiva il tema del Paño moruno nella rapsodica Fantasia sobre El Paño o sea El Punto De La Habana di Julian Arcas (1832-1882) per chitarra sola. Questo chitarrista-compositore è stato riscoperto solo negli ultimi anni pur essendo un valido rappresentante della chitarra romantica al pari di Coste, Mertz o Regondi. Decisivo fu il suo incontro con il giovanissimo Francisco Tárrega (1860-1909) che lo indusse a seguirlo a Barcellona per guidarlo nei suoi studi. In verità possiamo oggi affermare che fu forse Arcas ad influenzare il suo maestro che potrebbe avergli riconosciuto una tecnica compositiva di prim’ordine, tesa a sfruttare ogni risorsa della chitarra, pur in una naturale efficacia strumentale. Entrambi poterono godere dei vertici raggiunti dalla liuteria di Antonio de Torres Jurado (1817-1892) nato nella stessa cittadina di Almerìa, i cui strumenti sono oggi non a caso ricercatissimi: leggeri e dotati di una voce incomparabile, almeno per il repertorio iberico coevo.
Non si poteva tralasciare in questo programma una celebrazione di Joaquin Rodrigo (1901-1999), del quale cui ricorre il ventennale dalla scomparsa. Nato a Sagunto, nella provincia di Valencia, il compositore, cieco dai tre anni di età, è assurto a fama mondiale grazie al successo del suo Concierto de Aranjuez (1939) per Chitarra e Orchestra, in assoluto uno dei concerti più eseguiti al mondo.
Sensibile alla musica vocale, specie con chitarra, ci ha lasciato pregevoli liriche, molti su testo della moglie Victoria Kamhi, pianista di origine Turca, sua devota assistente e biografa: Coplas del Pastor Enamorado (1935), Tres Canciones Españolas (1951), Tres Villancicos (1952), Romance de Durandarte (1955), Folías Canarias (1958), e infine Aranjuez, ma pensée (1988), adattamento del celebre Adagio dal Concierto de Aranjuez. Abbiamo scelto le Tres Canciones
Españolas: En jerez de la Frontera si riferisce alla storia contenuta nel balletto di de Falla El sombrero de tres picos, che verte sul vituosismo sentimentale della moglie del molinero che resiste alle advances del borioso Governatore. Adela è una struggente melodia che descrive l’amore platonico di una donna inferma per il suo Joan, “intrattenuto” dalla sua amica. Infine De Ronda è ancora una breve danza di corteggiamento, ritmica e serrata. La forma del Villancico fin dal Rinascimento fu fortemente influenzata dallo stile italiano: Juan Vásquez seppe fondere il suo stile popolaresco all'eleganza del madrigale, mentre Juan del Encina ne difese la natura principalmente musicale. Nella versione religiosa assurse a canto popolare natalizio ed in questa veste lo intende Rodrigo. Dei Tres Villancicos abbiamo selezionato il primo e terzo. Pastorcito Santo su testo di Lope de Vega, grande drammaturgo del Siglo de Oro, descrive in modo contemplativo il sacrificio quotidiano di un pastorello che si alza presto per condurre il suo gregge al pascolo: facile individuare la natura del pastorcito in questione. Coplillas de Belen, stavolta su testo originale di Victoria Kamhi, si riferisce alla culla natalizia di Gesù bambino, ed alle fronde che gli donano frescura, terminando “...se la palma sapesse a cosa sarebbe andato incontro.” La devota religiosità di Rodrigo sembra tingersi qui di significati ancestrali, quasi mistici: egli riposa accanto alla sua sposa nel cimitero di Aranjuez, anch'egli all’ombra di quei Reales che lo hanno reso immortale.
Luca Rinaldo Villani
- Duo Corde InCanto
Nell’arco di un anno circa il Duo Corde InCanto si è esibito con ottimo esito presso teatri romani come l’Arciliuto e nei dintorni della Capitale, presso il Teatro Ramarini ed il Teatro Scardelletti di Monterotondo. Formato dal Soprano Silvia Mirarchi e dal Chitarrista Luca Rinaldo Villani, il Duo Corde InCanto si è specializzato nel repertorio Italiano e Spagnolo, spaziando dalle Cavatine di Mauro Giuliani ai Villancicos di Joaquin Rodrigo: i suoi recitals risultano adatti al grande pubblico perché condensano lo sterminato repertorio vocale in un percorso che coniuga sentimenti eterni e vena popolare, propria della Chitarra. La fresca originalità del Duo Corde InCanto gli è valso un invito per una serie di Concerti al prestigioso Festival di Edimburgo (Scozia) nell’Agosto 2019.
Conseguita la maturità classica, Silvia Mirarchi inizia lo studio del Canto con i Maestri Nicoletta Panni e Hadama Yoko, diplomandosi presso il Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina con il massimo dei voti. Diploma di Merito al 33° Corso Internazionale di Musica Antica presso il Palazzo Ducale di Urbino tenuto da Patrizia Bovi. Ben presto realizza brani di propria composizione, collaborando in qualità di vocalist all’incisione del disco Funk & World prodotto da RAI TRADE e alla realizzazione del CD Tieru di Gabin Dabirè. Nel contempo si esibisce come solista in concerti di musica rinascimentale in Italia ell’estero; è protagonista nel Calendimaggio di Assisi, nei Festival di San Gimignano, Bevagna e Sermoneta, in concerti a Fiuggi e presso il Castello di S. Severa, oltre che a Roma e Firenze, in un repertorio di che spazia dai Canti d’amore Anatolici alle ballate catalane del Llibre Vermell, dai Canti Aragonesi del XV secolo alle Cantigas de Santa Maria. Prosegue nella veste di cantautrice ospite della Rassegna Musicale Incanto per artisti emergenti, del format radiofonico di RAI UNO, “Demo”, condotto da Michael Pergolani e Renato Marengo, e come finalista al Premio Mia Martini di Bagnara Calabra. Nel 2010 incide il suo primo disco A migliaia con la Casa Discografica Terre Sommerse, lanciato con una intervista su Radio Rock. Sul fronte classico, di rilievo il Concerto per l’inaugurazione dello storico organo Giovannelli nella Chiesa di San Giorgio Martire a Lecce, in qualità di Soprano solista. Nel 2018 esce il suo nuovo CD La testa altrove, sempre per Terre Sommerse, presentato in importanti eventi fra cui: Teatro Arciliuto di Roma, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, Rassegna Estate al tramonto. Effettua esibizioni in tutta Italia come Soprano effettivo nel Coro dell’ Accademia Filarmonica Romana, diretto da Sua Ecc.za, Monsignore Pablo Colino. E’ docente di Canto e pianoforte complementare e dirige diversi Cori presso enti e associazioni della Capitale. Fra le recensioni si segnala “una bellissima voce che si fonde con i poetici testi che vanno a comporre questo album…frutto di una ricercata chiave sonora che abbraccia varie musicalità della World Music…un viaggio appassionato e sentimentale che ricorda le atmosfere latine, a tratti celtiche ed orientaleggianti, pur mantenendo predominante la matrice d’ispirazione del bel canto italiano” (Sul Palco, Roma).
Chitarrista, interprete, docente e compositore, Luca Rinaldo Villani ha intrapreso lo studio della chitarra con il M° Roberto Chiarini, diplomandosi presso il Conservatorio di S. Cecilia. Nel 2007 ha conseguito “con lode” il Biennio di II Livello sotto la guida del M° Bruno Battisti D’Amario. Ha seguito masterclass di concertisti come B. Davezac, J. Tomàs, A. Ponce, D. Russell, C. Bonell ed O. Ghiglia (Siena e Gargnano). Ha suonato in Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Ungheria, USA; nei Festivals di Creta, Edinburgh, Szeged, Darmstadt, Hitchin (Londra), come solista e al fianco di affermati solisti (D. Hume, F. Pardelli, R. Tajika, P. Skladany), il “Quartetto Rubio”, “The Edinburgh Quartet”, i “Solisti di Roma”, “Philomusica of Edinburgh”, l' “Orchestra di Roma e del Lazio”. Ospite degli Istituti Italiani di Cultura all’Estero (Londra, Edimburgo, Pècs, Vienna), dal 1996 effettua regolarmente tournèe nel Regno Unito. Si ricordano: una serie di concerti per l’Università di Catanzaro con il Quartetto Rubio, Bicentenario di Giuseppe Mazzini per l’Istituto Italiano di Cultura in Scozia; Concerto di Heitor Villa-Lobos con l’Orchestra di Roma e del Lazio sotto la direzione di David Geringa al Parco della Musica, Roma; Omaggio a Roman Vlad, Accademia di Romania, Roma e Bucarest; Concerto per il 150° dell’Italia per la Gesellshaft fur Musiktheater sotto il patrocinio dell'IIC Vienna; Integrale delle opere di J.S.Bach presso la Greyfiars Kirk di Edimburgo; Tour delle Highlands sotto il patrocinio del Consolato di Edimburgo; Concerto in Re di Castelnuovo-Tedesco; Omaggio a Rodrigo e Concierto de Aranjuez; Festival di Edimburgo come solista e in duo con il soprano Silvia Mirarchi. Ha al suo attivo oltre una quindicina di CD per le etichette Cantoberon, Mactrack Dup ed Olympia Records con un repertorio che spazia dalla musica Rinascimentale a quella contemporanea. Ha pubblicato importanti contributi critici e saggi storiografici far cui L’Homenaje a Debussy di Manuel De Falla (Classical Guitar, Newcastle) ed Intervista a Roman Vlad (Il Fronimo, Milano). Di lui hanno scritto “Luca Villani plays with a good sense of drama” (Colin Cooper, Classical Guitar), “Wonderful to hear… beyond technique” (Scotsman).