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GLI IMPERI DELLA MENTE di Elio Crifò
Tratto dal testo teatrale dell'omonimo spettacolo, dopo "La classe digerente" il repertorio di Elio Crifò si arricchisce di un altro capitolo di satira pungente e riflessione sulla società, sui meccanismi del potere, sulle nostre coscienze.
"Ormai vedo solo persone con la mente in frantumi. È come se la nostra epoca stesse disintegrando la psiche dell’uomo del terzo millennio. È come se tutto cambiasse più rapidamente delle nostre mutazioni naturali e così inseguiamo affannosamente il nostro presente. Correre, correre, correre... bisogna correre per mantenersi in forma, ma noi facciamo tutto correndo, non solo la corsa, perché bisogna stare sempre al passo... con le notizie, col lavoro, con la palestra, con gli amici. Bisogna correre seguendo il tabellino di marcia personale, il tabellino degli obiettivi da raggiungere. Correre, correre, bisogna correre ma rimaniamo sempre indietro. Non riusciamo a sdraiarci comodi nella poltrona del nostro tempo. Ogni minuto perdiamo secondi di quel minuto, ogni ora... minuti. Bisogna correre mentre mangiamo in fretta nella pausa pranzo, e mentre mangiamo il cellulare continua a squillare e continuiamo a rispondere, masticando. Corriamo, corriamo, senza fermarci. Per questo ci vengono i crampi allo stomaco, la gastrite, la colite, l’infarto! Spesso la notte, prima di chiudere gli occhi, sentiamo un peso schiacciante sul petto, sul cuore, sulle tempie, il peso del vuoto di tutto quello che viviamo. Q u e l l o che conta nel lavoro sono solo i risultati. E allora il lavoro ce lo portiamo a casa, ce lo portiamo a letto, sulla tazza del cesso, a colazione, a cena, in auto, in piscina, in montagna, in testa... costantemente! Se abbiamo il mal di testa prendiamo un’aspirina e via, continuiamo a correre, ad andare avanti. Quando abbiamo il mal di gola, giù analgesici, antibiotici, caramelle, miele, propoli ma continuiamo a rispondere al telefono, senza voce. Se la febbre sale rimaniamo a casa col portatile sulle gambe e controlliamo la casella di posta per sapere se tutto procede bene in ufficio. E meno male che un ufficio ce l’abbiamo, che un lavoro ce l’abbiamo, chi non ce l’ha rimane fermo, chiuso nelle depressione e nella miseria. E noi corriamo, corriamo, corriamo sempre di più, fino a farci scoppiare il cuore... Condannati a essere sempre più veloci, sempre più bravi, sempre più efficienti, sempre più produttivi. Nel lavoro come nella vita privata. Viviamo in un’accelerazione permanente delle nostre vite. Compriamo libri che non riusciamo a leggere, facciamo viaggi in Paesi che non riusciamo a conoscere. Bisogna correre, senza fermarsi mai. Dobbiamo correre perché possiamo moltiplicare tutto, tranne il tempo. Il tempo resta una risorsa limitata. B. Franklin ci ha convinto che «il tempo è denaro» e quindi il tempo che non fa guadagnare soldi, per noi, è un tempo sprecato. E quindi corriamo, corriamo fino a sputare i polmoni, corriamo veloci, veloci, veloci, velocissimi, eppure, eppure, eppure... abbiamo sempre la sensazione di non fare mai abbastanza! Siamo divorati dall’angoscia per tutto quello che non facciamo e che invece potremmo fare. Per questo dobbiamo correre di più, sempre più veloci, più veloci di tutti, chi si ferma è perduto, e noi non vogliamo perdere. Corriamo, corriamo, corriamo tutto il giorno, a volte corriamo anche tutta la notte ma anche se corriamo sempre non corriamo mai abbastanza, non facciamo mai abbastanza, non siamo mai abbastanza".