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- EVERYTHING'S EASY - Harold Bradley
EVERYTHING'S EASY - Harold Bradley
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Harold Bradley, 86 anni vissuti molto, ma molto… intensamente.
Su tutto, un unico grande amore: sua moglie Hannelore che recentemente è dolorosamente scomparsa.
E poi c’è il resto. Che è tantissimo. Per quantità e qualità.
Se nel rapporto sentimentale Harold a tenuto fede ad una totale monogamia propria di altri tempi, per il resto si è lasciato andare ad una poligamia culturale ed artistica difficile anche solo da immaginare.
Partiamo da due amori perfettamente divisi: per gli Stati Uniti (Chicago), che lo hanno visto nascere, e l’Italia (Roma), che lo ha accolto come suo onorevole cittadino. Due luoghi per coltivare e sviluppare le sue passioni espressive. Ragioni di vita, entrambe, frequentate con grande successo: la musica e la pittura.
Il longevo rapporto che ho con Harold, per quello che mi riguarda, si basa, principalmente, sull’ammirazione e la gratitudine.
Una cosa è certa. Sono sempre stato affascinato dal talento, dalla bravura, dalla credibilità di chi si mette in gioco, dalla capacità di regalare emozioni.
Ammiro Harold perché lo considero un vero artista, coerente tanto quando si mette davanti ad una tela bianca e dipinge, oppure canta dietro un microfono. Coerente perché, da attento studioso della cultura afroamericana, in tutte le sue azioni artistiche ha rappresentato e promosso quello in cui crede da sempre.
Sono grato ad Harold per aver impiegato le sue energie nella didattica delle sue conoscenze artistiche a tutti i livelli: scuole, università, carceri… Sono grato ad Harold per aver aperto, negli anni Sessanta, il suo studio di pittore nel cuore di Trastevere alla musica di qualità, senza differenze di genere, facendo nascere il Folkstudio.
Un paio di cose non riesco proprio a capire: perché l’ammirazione per Harold pittore e fantastico interprete della cultura blues non può contare sui fastosi numeri della vera popolarità? Perché gli artisti che sono nati al Folkstudio e che oggi godono di carriere costellate da grandi successi non dimostrano la loro gratitudine a chi gli ha permesso di esordire? Sono quesiti che Bradley, da persona gentile e consapevole non si fa e non si farà mai. Lui vive in una dimensione più alta che gli permette di essere quello che tanti artisti, molto più popolari di lui, non saranno mai.
Harold non si è privato di nulla: con semplicità giustifica la sua attività (di tanti anni fa) di attore cinematografico come un semplice divertimento e la possibilità di guadagnare del denaro che gli permettesse di inseguire i suoi sogni. Scorrendo i titoli dei film in cui ha lavorato con ruoli grandi e piccoli, non si può negare che è stato protagonista dell’epopea cinematografica della mitica Cinecittà.
La biografia professionale di Bradley è ricca di informazioni, appuntamenti, eventi, opere, canzoni, concerti, lezioni che tutte insieme, stupiscono per quantità ed importanza.
C’è un’ultima cosa che Harold ha fatto da giovane e che mi ha particolarmente stupito: seguendo le orme di suo padre Harold Sr., è diventato un giocatore professionista di football americano; con i Cleveland Browns ha giocato nella NFL (National Football League) e vinto due Superbowl nei campionati degli anni 1954 e 55. Scusate se è poco.
Concludo: questo CD, queste canzoni, sono una fantastica occasione per portarsi a casa un pezzetto dell’arte di Harold e godere di qualcosa di eccellente qualità sonora. Sono onorato di essergli amico, ma tutto quello che ho scritto lo credo fermamente e l’ho appurato direttamente. Quindi? Ascoltate per credere.
Su tutto, un unico grande amore: sua moglie Hannelore che recentemente è dolorosamente scomparsa.
E poi c’è il resto. Che è tantissimo. Per quantità e qualità.
Se nel rapporto sentimentale Harold a tenuto fede ad una totale monogamia propria di altri tempi, per il resto si è lasciato andare ad una poligamia culturale ed artistica difficile anche solo da immaginare.
Partiamo da due amori perfettamente divisi: per gli Stati Uniti (Chicago), che lo hanno visto nascere, e l’Italia (Roma), che lo ha accolto come suo onorevole cittadino. Due luoghi per coltivare e sviluppare le sue passioni espressive. Ragioni di vita, entrambe, frequentate con grande successo: la musica e la pittura.
Il longevo rapporto che ho con Harold, per quello che mi riguarda, si basa, principalmente, sull’ammirazione e la gratitudine.
Una cosa è certa. Sono sempre stato affascinato dal talento, dalla bravura, dalla credibilità di chi si mette in gioco, dalla capacità di regalare emozioni.
Ammiro Harold perché lo considero un vero artista, coerente tanto quando si mette davanti ad una tela bianca e dipinge, oppure canta dietro un microfono. Coerente perché, da attento studioso della cultura afroamericana, in tutte le sue azioni artistiche ha rappresentato e promosso quello in cui crede da sempre.
Sono grato ad Harold per aver impiegato le sue energie nella didattica delle sue conoscenze artistiche a tutti i livelli: scuole, università, carceri… Sono grato ad Harold per aver aperto, negli anni Sessanta, il suo studio di pittore nel cuore di Trastevere alla musica di qualità, senza differenze di genere, facendo nascere il Folkstudio.
Un paio di cose non riesco proprio a capire: perché l’ammirazione per Harold pittore e fantastico interprete della cultura blues non può contare sui fastosi numeri della vera popolarità? Perché gli artisti che sono nati al Folkstudio e che oggi godono di carriere costellate da grandi successi non dimostrano la loro gratitudine a chi gli ha permesso di esordire? Sono quesiti che Bradley, da persona gentile e consapevole non si fa e non si farà mai. Lui vive in una dimensione più alta che gli permette di essere quello che tanti artisti, molto più popolari di lui, non saranno mai.
Harold non si è privato di nulla: con semplicità giustifica la sua attività (di tanti anni fa) di attore cinematografico come un semplice divertimento e la possibilità di guadagnare del denaro che gli permettesse di inseguire i suoi sogni. Scorrendo i titoli dei film in cui ha lavorato con ruoli grandi e piccoli, non si può negare che è stato protagonista dell’epopea cinematografica della mitica Cinecittà.
La biografia professionale di Bradley è ricca di informazioni, appuntamenti, eventi, opere, canzoni, concerti, lezioni che tutte insieme, stupiscono per quantità ed importanza.
C’è un’ultima cosa che Harold ha fatto da giovane e che mi ha particolarmente stupito: seguendo le orme di suo padre Harold Sr., è diventato un giocatore professionista di football americano; con i Cleveland Browns ha giocato nella NFL (National Football League) e vinto due Superbowl nei campionati degli anni 1954 e 55. Scusate se è poco.
Concludo: questo CD, queste canzoni, sono una fantastica occasione per portarsi a casa un pezzetto dell’arte di Harold e godere di qualcosa di eccellente qualità sonora. Sono onorato di essergli amico, ma tutto quello che ho scritto lo credo fermamente e l’ho appurato direttamente. Quindi? Ascoltate per credere.