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ULTIMI VERSI - Cateno Tempio
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Un libro non è per sempre. Volano gli scritti, rimangono le parole potremmo affermare rovesciando la celebre locuzione latina. È l'imperscrutabilità esagerata, l'eterno addio alle cose il tratto dominante nella poetica di Tempio, che in questa pubblicazione sembra porsi in lotta tra tentazioni bohémien e parodia di una rimembranza vissuta sempre in asincrono. Una "voce" che implora di infiltrarsi negli interstizi delle pareti vasali, pulsante di un esordio che ha tutto il sapore di un commiato. Nel crescendo di dolore e rassegnata consapevolezza, scorrono leggiadre immagini sfumate quanto vivide e definite, in un beffardo esercizio lirico che minaccia di estinguersi già al suo incipit. Un libro impegnato, perché impegnato a volare via lasciando a noi le parole non dette.
Cateno Tempio (Catania, 1983) ha pubblicato Apocalissi e conversione. Sulla catastrofe dell'occidente e, in coppia con D. Dell'Ombra, Quel che viene a mancare. Il saggio critico e Carmelo Bene, entrambi per la Villaggio Maori Edizioni. Per la stessa casa editrice dirige la collana filosofica “Ellissi”. Sul web gestisce alcuni siti culturali, tra cui sitosophia.org e riversopoesia.it.
NOTE PER UNA LOGOMACHIA DELLA RESA
(non ci sono più le mezze stagioni all’Inferno)
Il poeta è privo di bocca e vive esclusivamente di profumi di fiori, frutti (specialmente le mele), benzodiazepine e radici, che porta sempre con sé. Un cattivo odore è in grado di ucciderlo. Ritiene che il sole abbia la misura di un piede umano.
L’anamorfosi mancata e attenta degli Ultimi Versi rivela borborigmi di genere, seducenti crepitii tenui capaci di destabilizzare la ragione di ogni tributo alla vita, gioiosa compensazione dell’ultima bestemmia felice o movimento gastrico involontario; piega all’intuizione ottica che muta le fluide bolle informazionali in responsabile emozione estetica (pari al cattolicesimo odoroso di nonne di paese), l’idillio: si pone nello spazio della pagina, quel bianco organizzato e interrotto secondo legge poetica ed editoriale, ed è paralitico o adinamico, quando l'alterazione è funzionale e conseguente a vaghezza di cani e sabbia e signorine pallide nel ricordo che si deforma e separa e nell’accusa al cielo della poesia, o meccanico, in cui l'occlusione poetica è dovuta a un ostacolo vero e proprio in cui l'ostruzione/cesura sia solo parziale e, manifestandosi con versi subacuti e/o ricorrenti, incapsuli il lettore nel suo tessuto connettivo, costringendolo a una pacata regressione.
Il poeta è un mangiatore di uomini; per questo l’uomo gli è immolato. Prima che gli si immolasse l’uomo, gli si immolavano animali, giacché coloro ai quali si sacrificava non erano poeti.
Lo splendore, da cui sono sorte tutte le altre parole e forze, il primo grado di questo splendore in espansione è una breve pausa all’Inferno, il Regno del Cristo maschile e femminile – chissà che base fissante usa per l’ombretto – generatore di frutti e lumi che donano seme e ombra al verso, trasfigurazione ininterrotta di articoli di cancelleria, timbri sbiaditi e verbali di sopralluoghi mai effettuati.
Amori gialli, non reumatoidi; la tempesta è passata, una tempesta da impiegati, più per il loro immodesto senso dell’abbigliarsi che per sua mancata veemenza paterna, ha disteso pagine di diafani versi: scompaiono così come erano apparsi, sotto i miei occhi, ed è questo che mi turba, tanto semplice ed enigmatico, difficile da descrivere, quanto l’istante in cui vedo la pelle leggermente scarificata di un corpo che vorrei avere -- il tutto, anche se ferito, resta quel che è. L’apparizione del verso apparterrebbe dunque all’ordine del più lieve dei tagli e l’evento della sua scomparsa sarebbe un evento di indiscernibilità, una sorta di equivoco corporeo, di indecisione dello sguardo tra ciò che è tagliato e ciò che rimane.
Se la patria della poesia è l’aldilà, insomma, il poeta non potrà essere pensato che come uno hymén.
Da Gershom Sholem, Enciclopedia Medica, Vangelo di Filippo, Il Fisiologo, Georges Didi-Huberman, Paul Verlaine
Soundtrack – Urgehal, The Undisputed Truth
Emiliano Cinquerrui