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PLAY VERDI 4TET
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TS JAZZANDO 22/15
€13.50
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"Un viaggio tra i preludi del Grande Maestro"
MASSIMO D'AGOSTINO drums
PIERO SIMONCINI double bass
NICOLA PUGLIELLI guitar
ANDREA PACE tenor sax
Alla dimensione sonora “fondativa” del melodramma faceva riferimento il padre di Nicola Puglielli (Emilio, architetto, vicino al Gruppo ’63), dialogando con un figlio che cercava una sua strada attraverso il jazz. Da questo spunto il chitarrista-compositore romano (nel Bicentenario verdiano e con la piena complicità del gruppo con Andrea Pace, Piero Simoncini e Massimo D'Agostino) affronta il repertorio di Verdi. C’è, sottintesa, la sfida di rendere “standard” pagine operistiche, così come il jazz ha fatto per decenni con brani dei musical. Nasce in questo modo “Play Verdi. Un viaggio tra i preludi del Grande Maestro”, itinerario intessuto di pazienti trascrizioni, elaborati adattamenti ed arrangiamenti (di Puglielli e del sassofonista Andrea Pace), prove minuziose, fiducia collettiva in un progetto tra tradizione e modernità. <<In generale l'approccio (ha precisato Puglielli) è stato quello di rispettare il più possibile la polifonia e l'impianto verdiani aprendo, dove si pensava possibile, a delle improvvisazioni>> mantenendo gli accordi originali <<a parte nella sinfonia della “Luisa Miller”>>, dove c’è il blues nel solo di sax e l’anatole in quello di chitarra, con avvertibile la lezione di J.Coltrane. Impresa titanica e di profondo amore: passare dall’orchestra operistica al quartetto jazz rileggendo preludi, sinfonie e ouverture, tra l’ “Aida” e la “La forza del destino”. Le strategie usate sono diverse: dal rispetto letterale dei temi (“Attila”) all’immissione di ritmi ‘altri’ (la bossanova in “Stiffelio”), dallo swing e dal modalismo innervati in “Simon Boccanegra” alla progressiva jazzificazione delle melodie di “Un ballo in maschera”. Ci vuole tempo per entrare nella delicata poesia di tale operazione, ci vuole umiltà nel riascoltare i “gioielli” verdiani per poi seguire Nicola Puglielli, Andrea Pace, il contrabbasso di Piero Simoncini e la batteria di Massimo D’Agostino. Così si apprezza con quanta finezza e maestria si possa rendere Giuseppe Verdi un “contemporaneo”. <<Integrare la dinamica e l'agogica dei brani in esame, oltre che adottare le forme articolate, ci è sembrato interessante (parole di Puglielli) per ampliare l'orizzonte espressivo della performance jazzistica più che divenire un ennesimo esercizio di stile>>. Tradizione in movimento…
Luigi Onori
*
Searching for his own way through Jazz, Nicola Puglielli was inspired by a conversation with his father Emilio (Architect and member of the creative Group 63’) on the underlying base and sound dimensions of melodrama. From this standpoint the Roman guitarist-composer, on Verdi’s bicentennial and in full collaboration with Andrea Pace, Piero Simoncini and Massimo D’Agostino (Play Verdi Quartet), undertakes the Verdi repertoire.
Beneath lay the challenge of rendering opera in standard jazz format. Thus came to life "Play Verdi. A journey through the Preludes of a Grand Maestro", an itinerary of patient transcriptions, musical arrangements (by Puglielli and Pace), detailed rehearsals, and collective commitment within a project halfway between tradition and modernity.
“In general,” Andrea Pace explains, “we seeked to maintain Verdi’s polyphonies and structure, and where possible, open it up to improvisation using the original chords, with the exception of the Luisa Miller piece with a sax solo on blues and guitar solo on rhythm changes, after Coltrane.
A titanic piece of work created with deep love and passion: converting from opera orchestra to jazz quartet, reinterpreting preludes, symphonies and overtures amongst Aida and La forza del destino.
Different strategies were employed: from the accurate preservation of motifs (Attila), to the insertion of foreign rhythms (bossanova in Stiffelio); from swing and innervated modality in Simon Boccanegra, to progressive melody jazzification in Un ballo in maschera.
It takes time to get into the delicate poetry of this work, it takes humility to rediscover Verdi’s gems and then experience the Play Verdi Quartet. Hence the finesse and mastery deployed to portray Giuseppe Verdi as a ‘contemporary’ can be appreciated.
“Integrating the dynamics and agogics of the chosen themes, as well as adopting articulate forms, was interesting for us” says Puglielli, “in order to amplify the expressive breadth of the jazz performance, rather than have it become yet another exercise in style”.
Tradition in motion…
Luigi Onori
- Aida
- Luisa Miller
- Ernani
- Macbeth
- Attila
- Simon Boccanegra
- Stiffelio
- Un ballo in maschera
- La forza del destino
- La traviata
MASSIMO D'AGOSTINO drums
PIERO SIMONCINI double bass
NICOLA PUGLIELLI guitar
ANDREA PACE tenor sax
Alla dimensione sonora “fondativa” del melodramma faceva riferimento il padre di Nicola Puglielli (Emilio, architetto, vicino al Gruppo ’63), dialogando con un figlio che cercava una sua strada attraverso il jazz. Da questo spunto il chitarrista-compositore romano (nel Bicentenario verdiano e con la piena complicità del gruppo con Andrea Pace, Piero Simoncini e Massimo D'Agostino) affronta il repertorio di Verdi. C’è, sottintesa, la sfida di rendere “standard” pagine operistiche, così come il jazz ha fatto per decenni con brani dei musical. Nasce in questo modo “Play Verdi. Un viaggio tra i preludi del Grande Maestro”, itinerario intessuto di pazienti trascrizioni, elaborati adattamenti ed arrangiamenti (di Puglielli e del sassofonista Andrea Pace), prove minuziose, fiducia collettiva in un progetto tra tradizione e modernità. <<In generale l'approccio (ha precisato Puglielli) è stato quello di rispettare il più possibile la polifonia e l'impianto verdiani aprendo, dove si pensava possibile, a delle improvvisazioni>> mantenendo gli accordi originali <<a parte nella sinfonia della “Luisa Miller”>>, dove c’è il blues nel solo di sax e l’anatole in quello di chitarra, con avvertibile la lezione di J.Coltrane. Impresa titanica e di profondo amore: passare dall’orchestra operistica al quartetto jazz rileggendo preludi, sinfonie e ouverture, tra l’ “Aida” e la “La forza del destino”. Le strategie usate sono diverse: dal rispetto letterale dei temi (“Attila”) all’immissione di ritmi ‘altri’ (la bossanova in “Stiffelio”), dallo swing e dal modalismo innervati in “Simon Boccanegra” alla progressiva jazzificazione delle melodie di “Un ballo in maschera”. Ci vuole tempo per entrare nella delicata poesia di tale operazione, ci vuole umiltà nel riascoltare i “gioielli” verdiani per poi seguire Nicola Puglielli, Andrea Pace, il contrabbasso di Piero Simoncini e la batteria di Massimo D’Agostino. Così si apprezza con quanta finezza e maestria si possa rendere Giuseppe Verdi un “contemporaneo”. <<Integrare la dinamica e l'agogica dei brani in esame, oltre che adottare le forme articolate, ci è sembrato interessante (parole di Puglielli) per ampliare l'orizzonte espressivo della performance jazzistica più che divenire un ennesimo esercizio di stile>>. Tradizione in movimento…
Luigi Onori
*
Searching for his own way through Jazz, Nicola Puglielli was inspired by a conversation with his father Emilio (Architect and member of the creative Group 63’) on the underlying base and sound dimensions of melodrama. From this standpoint the Roman guitarist-composer, on Verdi’s bicentennial and in full collaboration with Andrea Pace, Piero Simoncini and Massimo D’Agostino (Play Verdi Quartet), undertakes the Verdi repertoire.
Beneath lay the challenge of rendering opera in standard jazz format. Thus came to life "Play Verdi. A journey through the Preludes of a Grand Maestro", an itinerary of patient transcriptions, musical arrangements (by Puglielli and Pace), detailed rehearsals, and collective commitment within a project halfway between tradition and modernity.
“In general,” Andrea Pace explains, “we seeked to maintain Verdi’s polyphonies and structure, and where possible, open it up to improvisation using the original chords, with the exception of the Luisa Miller piece with a sax solo on blues and guitar solo on rhythm changes, after Coltrane.
A titanic piece of work created with deep love and passion: converting from opera orchestra to jazz quartet, reinterpreting preludes, symphonies and overtures amongst Aida and La forza del destino.
Different strategies were employed: from the accurate preservation of motifs (Attila), to the insertion of foreign rhythms (bossanova in Stiffelio); from swing and innervated modality in Simon Boccanegra, to progressive melody jazzification in Un ballo in maschera.
It takes time to get into the delicate poetry of this work, it takes humility to rediscover Verdi’s gems and then experience the Play Verdi Quartet. Hence the finesse and mastery deployed to portray Giuseppe Verdi as a ‘contemporary’ can be appreciated.
“Integrating the dynamics and agogics of the chosen themes, as well as adopting articulate forms, was interesting for us” says Puglielli, “in order to amplify the expressive breadth of the jazz performance, rather than have it become yet another exercise in style”.
Tradition in motion…
Luigi Onori