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SENTIMENTAL JOURNEY - Roberto Laneri
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SENTIMENTAL JOURNEY è un viaggio nella memoria, che prende le mosse da un disco a 78 giri di Doris Day che allora (avevo più o meno 8 anni) mi sembrava un’esperienza di pura beatitudine sonora. Era il primo contatto con la musica americana, la chiave per aprire incredibili tesori musicali. Oggi, mezzo secolo dopo, il ricordo personale si espande in una banca dati di suoni planetari, “..una gran ingeniosa locura que mezcla lo imposible…” *
*Fran Muñoz Antón
SENTIMENTAL JOURNEY is an inner journey, starting from a Doris 78 r.p.m record which at the time (I must have been 8 or so) triggered an experience of pure auditory bliss, my first contact with American music, the key to all sorts of musical treasures. Today, half a century later, the personal memory expands into a memory bank of sounds from all times and places, “..una gran ingeniosa locura que mezcla lo imposible…”*
*Fran Muñoz Antón
A PROPOSITO DI JAZZ del 28/12/2010, Daniela Floris
Sonorita’ old stile anni ’40 (ricordi e base fondante dell’ artista) accostate a tutta la musica con la quale Laneri e’ venuto in contatto e che ha coltivato e studiato nel corso della sua vita di musicista: in questo ambizioso cd c’e tutto il sapere di questo eclettico strumentista, che sembrerebbe presentarci non tanto il risultato di tanto studio, ma i suoi addendi prima di esserne sommati. Dunque preparatevi ad ascoltare “Sentimental Journey” cantata dalla vocina sbarazzina di Giuppi Paone su una base di fiati (Laneri e’ polistrumentista) distorta dall’ elettronica, con effetto quasi incubotico anche se dall’ armonizzazione tradizionalissima. Simile alla colonna sonora di un thriller agghiacciante in alcuni momenti, in altri ipnotico: Laneri suona molto bene didjeridoo e didjeribone sottolineandone la ossessivita’ sonora con riff incalzanti di tastiere elettroniche (vedi Metamorphosis I). Oppure il suono colto del clarinetto basso su una poco rassicurante melodia di vento che soffia – “Soul Massage” – , e che si tramuta poi invece in un arrangiamento per fiati (senza ritmica, polifonico) quasi “regolamentare” (il quasi e’ d’ obbligo); il quasi e’ d’ obbligo anche nell’ esecuzione “scanzonata” di “Bach Aria” , tra jazz e Bach e stile Bobby Mc Ferrin rivisitato in chiave ironica da Luigi Marino, quasi Bach, quasi jazz, quasi contaminazione musicale ma non proprio: perche’ il tutto e’, piu’ che novita’ derivante da assimilazione culturale di diversi generi musicali, “quasi novita’“ derivante da mescolamento di generi che convivono giustapposti. Melodie romantiche (“Pienezza di luna”) con eco ad una frazione di secondo, che smuove l’ udito verso un’ inquietante raddoppio (trovata molto accattivante, bisogna dire, presente anche in “Polyphone”); canto armonico (di cui Laneri e’ studioso e praticante) unito al suono affascinante del flauto kontshovka e conseguente ricerca sonora di tipo estatico (“The Landing”); atmosfere oniriche o visionarie dopo trip con acidi (“Dream a Little Dream on me”) che non ci si stupirebbe di ascoltare guardando l’ ennesimo capitolo cinematografico della serie “Saw – L’ enigmista”.
In poche parole, un lavoro che certamente incuriosisce, desta interesse, ma del quale non si trova forse davvero quel senso compiuto a cui spesso la ricerca sonora riesce a tendere, come se tutto questo materiale musicale fosse accumulato in attesa di essere lavorato per diventare un nuovo materiale di ultimissima generazione. Un cantiere work in progress piu’ che un lavoro finito: o forse un’ opera moderna di cui ancora non esistono parametri interpretativi perche’ troppo rivoluzionaria? La parola a chi ascoltera’ questo cd, sicuramente interessante e “discutibile” nel senso positivo del termine, cioe’ fonte auspicabile di pareri contrastanti.
L’Unità del 29/01/2011, Giordano Montecchi
STATI ALTERATI DEL SOGNO, IN VIAGGIO CON LANERI
Un percorso di memorie, amori e irrefrenabili fantasmagorie tecnologiche nel laboratorio sonoro di un artista visionario
Non capitano spesso dischi di Roberto Laneri, artista appartato e dalla squisita vocazione esoterica, musicista e ricercatore di lungo corso nel vasto mondo di quelle musiche e culture che oggi siamo soliti chiamare “altre”, marcando così una discriminazione che ancora restiste; mondi che abbiamo conosciuto, masticato e relegato nell’angolo, come soprammobili esotici.
La ristampa di Sentimental Journey è l’occasione di riascoltare il mondo fantastico-onirico è riduttivo di un musicista che da quasi quarant’anni, ben prima della cosiddetta world music, pratica la dimensione transculturale della musica.
Il “viaggio sentimentale” di Laneri è un percorso di memorie, amori e irrefrenabilil fantasmagorie tecnologiche, combinate con un gusto che ama ricreare una percezione alterata, sfocata, tra sogno e laboratorio sonoro. Dal ricordo di Sentimental Journey, la canzone resa celebre alla metà degli anni Quaranta da Doris Day e reinventata con la complice vocalità acrobatica di Giuppi Paone, parte uncammino scandito dal didjeridoo (l’ancestrale tubo degli aborigeni australiani dal suono cavernoso e inconfondibile) e dal suo partner ideale, lo zarb, il tamburo persiano dalla pulsazione profonda e scura; e poi voci, materie sopnore le più varie, clarinetti e sax (di cui Laneri è esecutore provetto), flash Bachiani (la Gavotte della terza Suite per orchestra di Bach in vesti gioiosamente paesane, echi del Mood Indigo ellingtoniano e, infine, una maliziosa ars combinatoria che compone il tutto in un imprevedibile caleidoscopico collage. Il sincetismo quasi bulimico di Laneri incorpora un vissuto che è transitato attraverso le più dispatrate esperienze e concrete pratiche musicali, dal didjeridoo al canto armonico dell’Asia centrale. Né esperimento, né new age, piuttosto un gioco, sorridente, evocativo e liberatorio.
Your record is a great clever madness which succeeds in mixing the impossible: jazz, opera, world music, classical music, tribal music. Most important, your music is free in your heart.
Fran Muñoz Antón, programming director, CANAL 9 RADIO, LAS PALMAS DE GRAN CANARIA - ESPAÑA ([email protected])
Love it! Great variety of stuff - and varied use of didj. This is all studio work? I've always liked electronic whisperings of well-known tunes- all that dreamlike stuff. Intimations from jazz and sentimentality for sure. I think my favourite was Mood Indigo. Strong didj with pitch shifts in the sound -goose bump stuff!
Ron Nagorcka, composer and didjeridoo player ([email protected])
*Fran Muñoz Antón
SENTIMENTAL JOURNEY is an inner journey, starting from a Doris 78 r.p.m record which at the time (I must have been 8 or so) triggered an experience of pure auditory bliss, my first contact with American music, the key to all sorts of musical treasures. Today, half a century later, the personal memory expands into a memory bank of sounds from all times and places, “..una gran ingeniosa locura que mezcla lo imposible…”*
*Fran Muñoz Antón
Sonorita’ old stile anni ’40 (ricordi e base fondante dell’ artista) accostate a tutta la musica con la quale Laneri e’ venuto in contatto e che ha coltivato e studiato nel corso della sua vita di musicista: in questo ambizioso cd c’e tutto il sapere di questo eclettico strumentista, che sembrerebbe presentarci non tanto il risultato di tanto studio, ma i suoi addendi prima di esserne sommati. Dunque preparatevi ad ascoltare “Sentimental Journey” cantata dalla vocina sbarazzina di Giuppi Paone su una base di fiati (Laneri e’ polistrumentista) distorta dall’ elettronica, con effetto quasi incubotico anche se dall’ armonizzazione tradizionalissima. Simile alla colonna sonora di un thriller agghiacciante in alcuni momenti, in altri ipnotico: Laneri suona molto bene didjeridoo e didjeribone sottolineandone la ossessivita’ sonora con riff incalzanti di tastiere elettroniche (vedi Metamorphosis I). Oppure il suono colto del clarinetto basso su una poco rassicurante melodia di vento che soffia – “Soul Massage” – , e che si tramuta poi invece in un arrangiamento per fiati (senza ritmica, polifonico) quasi “regolamentare” (il quasi e’ d’ obbligo); il quasi e’ d’ obbligo anche nell’ esecuzione “scanzonata” di “Bach Aria” , tra jazz e Bach e stile Bobby Mc Ferrin rivisitato in chiave ironica da Luigi Marino, quasi Bach, quasi jazz, quasi contaminazione musicale ma non proprio: perche’ il tutto e’, piu’ che novita’ derivante da assimilazione culturale di diversi generi musicali, “quasi novita’“ derivante da mescolamento di generi che convivono giustapposti. Melodie romantiche (“Pienezza di luna”) con eco ad una frazione di secondo, che smuove l’ udito verso un’ inquietante raddoppio (trovata molto accattivante, bisogna dire, presente anche in “Polyphone”); canto armonico (di cui Laneri e’ studioso e praticante) unito al suono affascinante del flauto kontshovka e conseguente ricerca sonora di tipo estatico (“The Landing”); atmosfere oniriche o visionarie dopo trip con acidi (“Dream a Little Dream on me”) che non ci si stupirebbe di ascoltare guardando l’ ennesimo capitolo cinematografico della serie “Saw – L’ enigmista”.
In poche parole, un lavoro che certamente incuriosisce, desta interesse, ma del quale non si trova forse davvero quel senso compiuto a cui spesso la ricerca sonora riesce a tendere, come se tutto questo materiale musicale fosse accumulato in attesa di essere lavorato per diventare un nuovo materiale di ultimissima generazione. Un cantiere work in progress piu’ che un lavoro finito: o forse un’ opera moderna di cui ancora non esistono parametri interpretativi perche’ troppo rivoluzionaria? La parola a chi ascoltera’ questo cd, sicuramente interessante e “discutibile” nel senso positivo del termine, cioe’ fonte auspicabile di pareri contrastanti.
L’Unità del 29/01/2011, Giordano Montecchi
STATI ALTERATI DEL SOGNO, IN VIAGGIO CON LANERI
Un percorso di memorie, amori e irrefrenabili fantasmagorie tecnologiche nel laboratorio sonoro di un artista visionario
Non capitano spesso dischi di Roberto Laneri, artista appartato e dalla squisita vocazione esoterica, musicista e ricercatore di lungo corso nel vasto mondo di quelle musiche e culture che oggi siamo soliti chiamare “altre”, marcando così una discriminazione che ancora restiste; mondi che abbiamo conosciuto, masticato e relegato nell’angolo, come soprammobili esotici.
La ristampa di Sentimental Journey è l’occasione di riascoltare il mondo fantastico-onirico è riduttivo di un musicista che da quasi quarant’anni, ben prima della cosiddetta world music, pratica la dimensione transculturale della musica.
Il “viaggio sentimentale” di Laneri è un percorso di memorie, amori e irrefrenabilil fantasmagorie tecnologiche, combinate con un gusto che ama ricreare una percezione alterata, sfocata, tra sogno e laboratorio sonoro. Dal ricordo di Sentimental Journey, la canzone resa celebre alla metà degli anni Quaranta da Doris Day e reinventata con la complice vocalità acrobatica di Giuppi Paone, parte uncammino scandito dal didjeridoo (l’ancestrale tubo degli aborigeni australiani dal suono cavernoso e inconfondibile) e dal suo partner ideale, lo zarb, il tamburo persiano dalla pulsazione profonda e scura; e poi voci, materie sopnore le più varie, clarinetti e sax (di cui Laneri è esecutore provetto), flash Bachiani (la Gavotte della terza Suite per orchestra di Bach in vesti gioiosamente paesane, echi del Mood Indigo ellingtoniano e, infine, una maliziosa ars combinatoria che compone il tutto in un imprevedibile caleidoscopico collage. Il sincetismo quasi bulimico di Laneri incorpora un vissuto che è transitato attraverso le più dispatrate esperienze e concrete pratiche musicali, dal didjeridoo al canto armonico dell’Asia centrale. Né esperimento, né new age, piuttosto un gioco, sorridente, evocativo e liberatorio.
Your record is a great clever madness which succeeds in mixing the impossible: jazz, opera, world music, classical music, tribal music. Most important, your music is free in your heart.
Fran Muñoz Antón, programming director, CANAL 9 RADIO, LAS PALMAS DE GRAN CANARIA - ESPAÑA ([email protected])
Love it! Great variety of stuff - and varied use of didj. This is all studio work? I've always liked electronic whisperings of well-known tunes- all that dreamlike stuff. Intimations from jazz and sentimentality for sure. I think my favourite was Mood Indigo. Strong didj with pitch shifts in the sound -goose bump stuff!
Ron Nagorcka, composer and didjeridoo player ([email protected])