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- LA CLASSE DIGERENTE 3 - "La rivoluzione" scritto diretto e interpretato da Elio Crifò - con Emy Bergamo DVD
LA CLASSE DIGERENTE 3 - "La rivoluzione" scritto diretto e interpretato da Elio Crifò - con Emy Bergamo DVD
Ma non si può non vedere che oggi molto più che ai tempi di Vico, la società civile è un luogo che può essere facilmente devastato dai modelli di comportamento suggeriti dai mass media. Si pensi per un attimo alla pubblicità di oggi. Essa, ormai, non si limita a vantare le qualità di prodotti di cui si ha bisogno, ma tende sempre più a produrre nuovi bisogni assai spesso di cose inutili o addirittura dannose.
Nella prefazione al suo libro A Brave New World («Un audace mondo nuovo»), del 1958, lo scrittore britannico Aldous Huxley dipinge un ritratto piuttosto cupo della società. Egli ritiene che essa sia controllata da una forza impersonale, una classe dirigente, che manipola la popolazione con diversi metodi. Secondo Huxley “Le forze impersonali, sulle quali non abbiamo quasi alcun controllo, sembrano spingere tutti noi nella direzione di uno spaventoso Audace Mondo Nuovo, e questa spinta impersonale viene consapevolmente accelerata dai rappresentanti delle organizzazioni commerciali e dai politici che hanno sviluppato una serie di nuove tecniche per manipolare, nell'interesse di qualche minoranza, i pensieri e i sentimenti delle masse”. In un discorso tenuto nel 1961 alla California Medical School di San Francisco, Huxley disse: “ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacolo-gico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”. La visione di Huxley (come lui la descrisse nel libro L'isola) è analoga a quella di altri noti pensatori britannici del Novecento.
In Public Opinion (1922), Walter Lippmann paragona le masse ad un «grande animale» e ad una «mandria disorientata» che ha bisogno di essere guidata da una classe dirigente. Questa classe è composta da esperti, da specialisti e da burocrati. Secondo Lippmann, la scalpitante e ruggente «mandria disorientata» ha la sua funzione: essere «l'interessato spettatore dell'azione», vale a dire il non partecipante. I mass media e la propaganda sono gli strumenti che devono essere utilizzati dall'élite per dominare il grande pubblico senza ricorrere alla coercizione fisica. Un importante concetto presentato da Lippmann è quello della «costruzione del consenso», che in sostanza è la manipolazione dell'opinione pubblica per fare accettare alle masse il pensiero delle élite.
Edward Bernays (1891-1995) condivide l'opinione di Walter Lippmann sulla popolazione generica, considerandola irrazionale e soggetta all'istinto del gregge. A suo parere “La manipolazione cosciente e intelligente delle abitudini organizzate e delle opinioni delle masse è un elemento importante nella società democratica. Coloro che manipolano questo meccanismo invisibile della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere dominante. Noi siamo governati, le nostre menti sono modellate, i nostri gusti plasmati, le nostre idee suggerite in gran parte da uomini di cui non abbiamo mai sentito parlare”. Allo stesso modo in cui ai cavalli viene fatto indossare il paraocchi in modo che possano vedere solo ciò che è davanti a loro, così le masse possono solo vedere ciò che i media mostrano.
Sia Lippmann che Bernays hanno dichiarato che il pubblico non è in grado di decidere il proprio destino, che in sé sarebbe la mèta di ogni democrazia. Al contrario, essi hanno parlato di una criptocrazia, un governo segreto, una classe dominante alla guida di una «mandria disorientata». Una popolazione ignorante non conosce i suoi diritti, non cerca di capire in profondità i problemi che lo attanagliano e non mette in dubbio l'autorità che la guida. La cultura popolare va incontro a questa esigenza e coltiva l'ignoranza diffondendo un intrattenimento che intorpidisce il cervello puntando i riflettori su celebrità corrotte che devono essere continuamente idolatrate: quanta preveggenza!
In tempi molto più recenti anche un nostro noto intellettuale, Stefano Rodotà, così si è espresso:tLa società civile può essere espressione, quasi oggetto di manipolazione, da mantenere in una condizione di soggezione e di corruzione: questo è il modo migliore per governarla. Non chiedere il voto libero ai cittadini, ma chiedere il consenso ai clienti o a quelli che sono adottati dalla politica.
Il nostro paese rischia di abbandonarsi ad una sorta di deriva, in cui la questione morale non è più una questione centrale e la questione della legalità si è trasformata in questione di interessi personali e di potere. Una deriva dovuta un po’ ad una sorta di atavico scetticismo, un po’ alla pigrizia un po’ alle fascinazioni di sirene che cantano nel mare, nel mare di una comuni-cazione di massa parziale e ingannevole.
Molte persone si chiedono se esista un modo per fermare tutto questo. Sì, esiste. La risposta la diede Thomas Jefferson (1743-1826), 3º presidente degli Stati Uniti: “Se un popolo si aspetta di poter essere libero restando ignorante, spera in qualcosa che non è mai stato e che mai sarà”.Ma se le analisi di Huxley, Lippmann, Bernays sono fondate, oggi occorre dare al concetto di ignoranza cui aveva pensato Jefferson nell’800, un significato assai diverso. Non è certo sufficiente affrancarsi dall’ignoranza con il sapere. Occorre anche che il conoscere si sposi con l’etica.
Un matrimonio che è la costante, il filo conduttore dei lavori di Elio Crifò. Il libro e lo spettacolo “La classe Digerente” sono antidoti oggi necessari e che aiutano ad impedire l’espropriazione dei nostri cervelli, a identificare e combattere quei centri di potere che li manipolano, a difendere e, se necessario, riconquistare la nostra libertà di conoscere e scegliere.
Con venature di un umorismo a volte sarcastico, a volte amaro, Crifò ci mette davanti a fatti reali e verità nascoste che hanno l’intenso profumo di quella libertà di cui quasi non avvertivamo la mancanza. Una sorta di affrancamento da quella che Etienne de La Boétie già nel XVI secolo aveva già definito “servitù volontaria”.
Grazie Elio Crifò!
Mario Almerighi
DVD - Rassegna stampa dello spettacolo
Con la partecipazione straordinaria di Emy Bergamo in scena dal 28 febbraio 2016 presso il Teatro Belli, ore 21 Piazza di Sant’Apollonia, 11 di Roma
“Oggi molti ce l’hanno contro il sistema perché… il sistema non sistema più nessuno e quindi una certa voglia di rivoluzione c’è… ma oggi vorremmo una rivoluzione senza stress. Da fare nei fine settimana, da casa, tramite telefoni, tablet, pc, blog… D’altronde se beviamo il latte senza lattosio possiamo compiere una rivoluzione… senza ribellarci!”. (La classe diGerente 3)
ROMA - La necessità della rivoluzione (di sé e della società) è il filo rosso che lega gli argomenti affrontati da La classe diGerente 3", uno spettacolo di satira politicascritto, diretto e interpretato da Elio Crifò, con la partecipazione straordinaria dell’attrice Emy Bergamo, prodotto da Distribuzione indipendente. La cornice è quella dello splendido Teatro Belli di Roma, che lo accoglierà per otto domeniche consecutive, a partire dal prossimo 28 febbraio.
Più che uno spettacolo, ‘La classe diGerente’ è un vero e proprio format arrivato già alla sua terza edizione; un susseguirsi di battute geniali, imbevute in un’atmosfera da cabaret in grado di far tuffare lo spettatore, fin dentro gli accordi e i reati del Potere.
Si inizia con le ‘divertenti’ contraddizioni del Giubileo e dei suoi affari. Un Giubileo che, però, porta con sé il rischio attentati. Ma quando si parla di attentati si parla diterrorismo. E quando si parla di terrorismo, inevitabilmente, si parla di guerre. E la guerra, si sa, è sempre stata una mano santa per la classe diGerente di ogni epoca, anche di questa. Passando rapidamente daisuper-funerali hollywoodiani deiCasamonica, Elio ci trascina anche nelle casse dei supermercati, piene zeppe di "soldi sporchi" (fonte: relazione del 2012 di Ecomafie) e ci fa addentrare nei meandri deicentri commerciali, nuove cattedrali del riciclaggio del denaro. Ma soprattutto il regista ci narra storie e cronache non trattate dai mass media, come quella delPoligono di Quirra, in Sardegna, o della scomparsa di Franco Caddeo. E tanto altro ancora...
Quest'anno lo spettacolo s'impreziosisce del talento di Emy Bergamo che ogni 20 minuti ‘irromperà’ sulla scena con uno spot satirico-pubblicitario… mettendo la sua bellezza e la sua arte a servizio anche di un monologo sul fenomeno della prostituzione e dell'uso prostitutivo della bellezza nella cultura contemporanea.
Come ogni capitolo, La classe diGerente si conclude con sette minuti di scuse da parte dello Stato per i crimini commessi e che continua a commettere.
"La classe diGerente" non ha scenografie, fa uso solo di uno sgabello e di qualche elemento scenico, ma tanto basta per far sorridere, ridere, arrabbiare.. La base di questo, come degli altri capitoli del format, sono informazioni tratte da inchieste parlamentari, interviste ai protagonisti, dossier giornalistici e indagini personali, sapientemente miscelate. Mentre la "La classe digerente 1" si è addentrata nella trattativa Stato-Mafia, nella spartizione politica del gioco d'azzardo e nelle rivelazioni di Snowden e Assange; "La classe diGerente 2" (con Elio Crifò e Simone Tuttobene) ha affrontato lo scandalo Mafia Capitale, il processo della Costa Concordia e ha anticipato gli attuali scandali del Calcio, terra d'incontro tra uomini di Stato, mafiosi, terroristi, evasori fiscali e Rom... Ora non resta che al terzo capitolo svelare, come Cassandra, quello che non si sa, o non si vuole sapere. Biglietti: 15 euro interi, 12 euro ridotti. Un omaggio ogni due ingressi per chi presenta un biglietto di una rappresentazione precedente.
ROMA - Una satira divertente dal retrogusto amaro. Fino al prossimo 17 aprile Elio Crifò ed Emy Bergamo portano in scena al teatro Belli di Roma La Classe DiGerente 3-La rivoluzione.
Uno spettacolo dal ritmo serrato scritto e diretto dallo stesso Crifò che mostra le 'storture' della nostra classe dirigente di tutti i secoli, soffermandosi in particolare modo sulle responsabilità individuali e collettive. Si parte dall'antica Grecia e si arriva fino ai nostri giorni, passando da papi, re e giocatori. Un testo quasi 'filosofico', visto che nonostante l'incalzare dei fatti (meglio delle malefatte) narrati, Elio dona spazio anche a una riflessione più profonda sul passato e sul presente degli uomini: un tempo, quando teoria e azione politica non coincidevano, i popoli insorgevano contro chi li mal governava; oggi, nonostante la realtà mafiosa in cui viviamo e la totale incoerenza dei nostri governanti, preferiamo fare la rivoluzione con un tweet, senza muoverci dalla sedia. 'Del resto - come recita la brava Emy Bergamo - se beviamo il latte senza lattosio possiamo compiere una rivoluzione senza ribellarci!”.
E così, consci di questa 'impossibilità' non impedita (in quanto causata solo dal sonno delle coscienze) di qualsiasi ribellione, Elio ed Emy per oltre un'ora ci incatenano al palco facendoci ridere di noi stessi e della classe digerente che, indegnamente (?), ci rappresenta. Quasi una commedia dei contrari questa scritta dall'irriverente Crifò: da una parte la santità del Giubileo della Misericordia, dall'altra la gestione data alla Chiesa dei bordelli italiani fino al 1958 (una prostituta a parrocchia, un bordello a diocesi); da un lato la caparbietà di uomini come Franco Caddeo, che hanno dato la vita per la verità, dall'altra il riciclaggio di denaro sporco affidato alla grande distribuzione organizzata (da leggersi in stile mafioso). E così via.... se il pubblico ride per le tante battute, senza dubbio c'è da chiedersi se non si tratta di una risata catartica che serva quasi da sfogo: ritrovarsi in uno dei più antichi teatri di Roma, per una sera, a lasciarsi intrattenere da un uomo e da una donna che, con un candido sorriso, ci fanno capire che i veri 'terroristi' siamo noi, che accettiamo di vivere così, senza più guardarci dentro né intorno, ma solo fissando dritto davanti a noi, senza altra prospettiva che chiedere pietà a un Cristo in croce che ci incita alla ribellione o uno schermo piatto che ci rimanda solo il riflesso della nostra sbiadita indignazione. Uno spettacolo da non perdere per chi vuole guardare in faccia, per una sera, la nostra classe digerente.