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CAOS MUSIQUE - Angelo Olivieri
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TS JEI 006
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Angelo Olivieri trumpet
Vincent Courtois cello
Marco Ariano drums, percussions, objects
Antonio Pulli interactive electronics
MY THOUGHTS about CAOS Musique
CAOS Musique is music of today with influences from the past and… from the future. It moves along the watershed of present with no ambition in being classified either as jazz or contemporary music... It is contemporary, in the full sense of the word and it is jazz in the sense of what Louis said: “what we play is life”. The sounds of both trumpet and cello are deep and, at the same time, strong and fragile, as humanity (not always the humans) is. The rhythm is often pushing and irregular as life is... nowadays. Electronic manipulation is everywhere. This apparent CAOS can generate music if we find a way to be real in it. This is the idea of CAOS Musique: to create music into the present time with all its contradictions, inconsistencies, hysteric behaviors and still remaining real. Perhaps it is simply "real music". (Angelo Olivieri)
CD NOTES
A hint of nu-jazz and a couple of dancing jazz (The Hero’s waltz, you would say it rather west coast, and Strawberry Mambo with far echoes from Lester Bowie), just a bit of throttled sound, avant-garde grateful to the “bruitisme” - at the beginning of Chernobyl’s Lullaby (let’s hazard: the collection masterpiece) and the wonderful Jimi’s wings referring to Miles – well, it comes out, nothing to do about it. Olivieri is very likely a cool musician of our time. A soloist, of course, his trumpet is always leading, but – reminds of Shorty Rogers - especially interested in the construction of the piece. After William Parker and Hamid Drake in Echoes (2007), this time again Olivieri has a great renown guest, the cellist Vincent Courtois, musician of great skill and versatility who underlines and increases the value of his continuous proceeding for episodes of research on the musical construction. Which is the main prerogative of this work, where Olivieri shows one by one, without hiding to act in a perpetual condition of work in progress, ,,ashes of inspiration which surprise, enliven and motivate him. Lot of nice (new?) restlessness in Olivieri’s music. A lovely odd unquiet cool musician. Probably.
Excerpt from original notes by Mario Gamba
translation by Cristiana Vignatelli Bruni
INDIETRO RECENSIONI MUSICA JAZZ - Gianolio (Aprile 2009)
L'archetto e il pizzicato del violoncello, gli interveti rumoristici (mai invadenti) dell'elettronica e la batteria insistente e scura contribuiscono a creare un crudo e conturbante sottofondo (dove ogni timbro si staglia con eccezionale chiarezza) per la tromba, lirica e dal suono accorato, rendendo un quadro generale di alta bellezza. L'ottone guida le melodie tormentate, detta i cambi delle situazioni, attira l'attenzione con assoli di variegata fantasia in un'operazione che può ricordare certi piccoli gruppi di Dave Douglas, ripensato da Olivieri anche nello stile strumentale attraverso quelli di Rava e Lester Bowie.
Ci sono pochi brani vivaci (non solo nel senso di velocità), alcuni con diverse parti composte (l'unica cover è Dans l'eau de la claire fontaine di George Brassens, difficilmente riconoscibile) e altri (con l'indicazione extemporary composition) dove la piena libertà sembra prevalere, conseguendo una sorta di appassionato, intenso, compatto e primordiale rituale di lamentazione dai sottintesi desolati e oscuri: uno splendido esempio di immaginazione e sensibilità contemporanee.
JAZZIT - Sergio Pasquandrea (n. 51 Marzo/Aprile 2009)
Può sembrare un controsenso, ma alla base di "Caos Musique" ci sono due elementi: l'improvvisazione libera (cinque brani su diciotto sono definiti extemporary composition) e la melodia. Che solo in apparenza sono contraddittori, perché in assenza di riferimenti ritmici e armonici fissi proprio la melodia diventa il riferimento naturale per l'improvvisazione. Melodia che a volte è affidata alla tromba di Olivieri, dal timbro trattenuto e un po' nasale, con gli altri strumenti a costriurvi intorno un pulviscolo di disturbi sonori; altre volte è ripresa dal violoncello di Courtois (l'eterea rilettura brassensiana di Dans l'eau de la claire fontaine); altre volte ancora è sporcata dall'elettronica interattiva di Pulli, ma rimane comunque l'ancora attorno alla quale la musica si struttura. E "struttura" è un altro termine chiave, perché la musica non è affatto "caotica" come sembrerebbe suggerire il titolo, anzi le dinamiche sono perlopiù contenute e la distribuzione degli spazi parca e attentamente calibrata.
Un disco che equilibra con grande efficacia free storico e umori urbani contemporanei, dimensione acustica e manipolazioni elettroniche.
BLOW UP - Piercarlo Poggio (Marzo 2009)
Il trombettista e flicornista Angelo Olivieri appronta un quartetto insieme al cello di Vincent Courtois, le elettroniche di Antonio Pulli e la batteria di Marco Ariano. Tutt'altro che caotica, la musica si muove con metodo e chiarezza lungo linee diversificate: la great black music anni Settana, le rarefazioni e i silenzi dell'oggi, l'omaggio a Brassens e quello a Rava (come si evince dal capovolgimento di un titolo, The stars and the pilgrims). Olivieri riesce a leggere molto bene gli spazi, a offrire un suono di gruppo senza rinunciare a un po' di ego (7/8)
^ TOP IL MANIFESTO - Mario Gamba (Casa del Jazz- Concerto 12 Marzo 2010)
Il piacere di fare caos. La musica di Angelo Olivieri
Una buona notizia dalla Casa del Jazz. Un concerto di amabili ricercatori. Non si pensi al clima avant-garde ma proprio al piacere di agire musicalmente collocandosi sempre in territori (avanzati) di work in progress. Angelo Olivieri è il virtuoso-leader-pensatore della situazione. Che ha un titolo appropriato: Caos Musique, come il cd su etichetta Terre sommerse uscito un anno fa. Trombettista e compositore, Olivieri si avvale della collaborazione di una star internazionale, il violoncellista francese Vincent Courtois, di uno strepitoso percussionista, non si sa perché sconosciuto finora nel circuito jazzistico, Marco Ariano, e di un manipolatore elettronico, Antonio Pulli, in realtà presente più come coordinatore dei suoni, un discreto e intelligente fonico sul palco.
Rispetto al cd la musica è davvero più «caotica» nel senso di più aperta sul versante del free. Ma Olivieri mantiene la sua vena polimorfa perché rivela nel corso dell'applauditissimo set (anche la musica non di routine può essere un affare, vero cari promoter del jazz?) gli amori musicali che l'hanno formato e che coesistono nel suo lessico, da Booker Little a Lester Bowie, da Tomasz Stanko a Bill Dixon. Il brano Strange Attractor occhieggia al nu-jazz ma il tema non stonerebbe nel repertorio di motivi «funky giocosi e sardonici» di un Roscoe Mitchell. Courtois lavora sul pizzicato, e lo farà quasi sempre nel corso del concerto: molta arguzia, molto gusto, fraseggio ritmico un po' da contrabbassista che vuol farsi notare fino a un certo punto. Olivieri mostra qui già tutto il suo fascino di improvvisatore che si gioca la vita tra razionalismo e lirismo, memoria cool e proiezioni «informali». Molto costruttivista, sempre. Note brevi (non puntate, però), frasi che seguono una logica melodica consequenziale (in questo Olivieri è in the tradition), ma sono sempre spezzate. Diciamo che Olivieri è qui (e un po' in tutti i brani) tendente all'atonale+blues.
In Azul il romantico-espressionista Courtois viene fuori. Qui è proprio lui, come lo sarà più avanti in Jimi's wings, dove arpeggi e glissando in free lo metteranno in primo piano, mentre per il resto si vede che ha scelto di fare il partner di lusso. Azul è un tema lirico, una ballad, ma la Vienna del primo '900 non è molto lontana. È proprio in brani «quieti» come questo (e come My Colors e Dans l'eau de la claire fontaine di Brassens) che il linguaggio complesso, raffinato, inquietante di Marco Ariano risalta di più. Questo percussionista ha un suono di base secco e sordo, anti-effettistico per eccellenza, ottenuto usando soprattutto tom e rullante, spesso con spazzole anomale, corpose. Però non disdegna certe uscite rumoristiche, durante le quali utilizza una scatola sonora costruita da lui. Incanta con la varietà intricata e piacevole dei suoi accenti. Sa scandire e sospendere il tempo con sapienza diabolica.
Chiusura del concerto con un omaggio di Olivieri a Lester Bowie, Strawberry Mambo. Tra funky, brass e melodia «italiana».
Vincent Courtois cello
Marco Ariano drums, percussions, objects
Antonio Pulli interactive electronics
MY THOUGHTS about CAOS Musique
CAOS Musique is music of today with influences from the past and… from the future. It moves along the watershed of present with no ambition in being classified either as jazz or contemporary music... It is contemporary, in the full sense of the word and it is jazz in the sense of what Louis said: “what we play is life”. The sounds of both trumpet and cello are deep and, at the same time, strong and fragile, as humanity (not always the humans) is. The rhythm is often pushing and irregular as life is... nowadays. Electronic manipulation is everywhere. This apparent CAOS can generate music if we find a way to be real in it. This is the idea of CAOS Musique: to create music into the present time with all its contradictions, inconsistencies, hysteric behaviors and still remaining real. Perhaps it is simply "real music". (Angelo Olivieri)
CD NOTES
A hint of nu-jazz and a couple of dancing jazz (The Hero’s waltz, you would say it rather west coast, and Strawberry Mambo with far echoes from Lester Bowie), just a bit of throttled sound, avant-garde grateful to the “bruitisme” - at the beginning of Chernobyl’s Lullaby (let’s hazard: the collection masterpiece) and the wonderful Jimi’s wings referring to Miles – well, it comes out, nothing to do about it. Olivieri is very likely a cool musician of our time. A soloist, of course, his trumpet is always leading, but – reminds of Shorty Rogers - especially interested in the construction of the piece. After William Parker and Hamid Drake in Echoes (2007), this time again Olivieri has a great renown guest, the cellist Vincent Courtois, musician of great skill and versatility who underlines and increases the value of his continuous proceeding for episodes of research on the musical construction. Which is the main prerogative of this work, where Olivieri shows one by one, without hiding to act in a perpetual condition of work in progress, ,,ashes of inspiration which surprise, enliven and motivate him. Lot of nice (new?) restlessness in Olivieri’s music. A lovely odd unquiet cool musician. Probably.
Excerpt from original notes by Mario Gamba
translation by Cristiana Vignatelli Bruni
INDIETRO RECENSIONI MUSICA JAZZ - Gianolio (Aprile 2009)
L'archetto e il pizzicato del violoncello, gli interveti rumoristici (mai invadenti) dell'elettronica e la batteria insistente e scura contribuiscono a creare un crudo e conturbante sottofondo (dove ogni timbro si staglia con eccezionale chiarezza) per la tromba, lirica e dal suono accorato, rendendo un quadro generale di alta bellezza. L'ottone guida le melodie tormentate, detta i cambi delle situazioni, attira l'attenzione con assoli di variegata fantasia in un'operazione che può ricordare certi piccoli gruppi di Dave Douglas, ripensato da Olivieri anche nello stile strumentale attraverso quelli di Rava e Lester Bowie.
Ci sono pochi brani vivaci (non solo nel senso di velocità), alcuni con diverse parti composte (l'unica cover è Dans l'eau de la claire fontaine di George Brassens, difficilmente riconoscibile) e altri (con l'indicazione extemporary composition) dove la piena libertà sembra prevalere, conseguendo una sorta di appassionato, intenso, compatto e primordiale rituale di lamentazione dai sottintesi desolati e oscuri: uno splendido esempio di immaginazione e sensibilità contemporanee.
JAZZIT - Sergio Pasquandrea (n. 51 Marzo/Aprile 2009)
Può sembrare un controsenso, ma alla base di "Caos Musique" ci sono due elementi: l'improvvisazione libera (cinque brani su diciotto sono definiti extemporary composition) e la melodia. Che solo in apparenza sono contraddittori, perché in assenza di riferimenti ritmici e armonici fissi proprio la melodia diventa il riferimento naturale per l'improvvisazione. Melodia che a volte è affidata alla tromba di Olivieri, dal timbro trattenuto e un po' nasale, con gli altri strumenti a costriurvi intorno un pulviscolo di disturbi sonori; altre volte è ripresa dal violoncello di Courtois (l'eterea rilettura brassensiana di Dans l'eau de la claire fontaine); altre volte ancora è sporcata dall'elettronica interattiva di Pulli, ma rimane comunque l'ancora attorno alla quale la musica si struttura. E "struttura" è un altro termine chiave, perché la musica non è affatto "caotica" come sembrerebbe suggerire il titolo, anzi le dinamiche sono perlopiù contenute e la distribuzione degli spazi parca e attentamente calibrata.
Un disco che equilibra con grande efficacia free storico e umori urbani contemporanei, dimensione acustica e manipolazioni elettroniche.
BLOW UP - Piercarlo Poggio (Marzo 2009)
Il trombettista e flicornista Angelo Olivieri appronta un quartetto insieme al cello di Vincent Courtois, le elettroniche di Antonio Pulli e la batteria di Marco Ariano. Tutt'altro che caotica, la musica si muove con metodo e chiarezza lungo linee diversificate: la great black music anni Settana, le rarefazioni e i silenzi dell'oggi, l'omaggio a Brassens e quello a Rava (come si evince dal capovolgimento di un titolo, The stars and the pilgrims). Olivieri riesce a leggere molto bene gli spazi, a offrire un suono di gruppo senza rinunciare a un po' di ego (7/8)
^ TOP IL MANIFESTO - Mario Gamba (Casa del Jazz- Concerto 12 Marzo 2010)
Il piacere di fare caos. La musica di Angelo Olivieri
Una buona notizia dalla Casa del Jazz. Un concerto di amabili ricercatori. Non si pensi al clima avant-garde ma proprio al piacere di agire musicalmente collocandosi sempre in territori (avanzati) di work in progress. Angelo Olivieri è il virtuoso-leader-pensatore della situazione. Che ha un titolo appropriato: Caos Musique, come il cd su etichetta Terre sommerse uscito un anno fa. Trombettista e compositore, Olivieri si avvale della collaborazione di una star internazionale, il violoncellista francese Vincent Courtois, di uno strepitoso percussionista, non si sa perché sconosciuto finora nel circuito jazzistico, Marco Ariano, e di un manipolatore elettronico, Antonio Pulli, in realtà presente più come coordinatore dei suoni, un discreto e intelligente fonico sul palco.
Rispetto al cd la musica è davvero più «caotica» nel senso di più aperta sul versante del free. Ma Olivieri mantiene la sua vena polimorfa perché rivela nel corso dell'applauditissimo set (anche la musica non di routine può essere un affare, vero cari promoter del jazz?) gli amori musicali che l'hanno formato e che coesistono nel suo lessico, da Booker Little a Lester Bowie, da Tomasz Stanko a Bill Dixon. Il brano Strange Attractor occhieggia al nu-jazz ma il tema non stonerebbe nel repertorio di motivi «funky giocosi e sardonici» di un Roscoe Mitchell. Courtois lavora sul pizzicato, e lo farà quasi sempre nel corso del concerto: molta arguzia, molto gusto, fraseggio ritmico un po' da contrabbassista che vuol farsi notare fino a un certo punto. Olivieri mostra qui già tutto il suo fascino di improvvisatore che si gioca la vita tra razionalismo e lirismo, memoria cool e proiezioni «informali». Molto costruttivista, sempre. Note brevi (non puntate, però), frasi che seguono una logica melodica consequenziale (in questo Olivieri è in the tradition), ma sono sempre spezzate. Diciamo che Olivieri è qui (e un po' in tutti i brani) tendente all'atonale+blues.
In Azul il romantico-espressionista Courtois viene fuori. Qui è proprio lui, come lo sarà più avanti in Jimi's wings, dove arpeggi e glissando in free lo metteranno in primo piano, mentre per il resto si vede che ha scelto di fare il partner di lusso. Azul è un tema lirico, una ballad, ma la Vienna del primo '900 non è molto lontana. È proprio in brani «quieti» come questo (e come My Colors e Dans l'eau de la claire fontaine di Brassens) che il linguaggio complesso, raffinato, inquietante di Marco Ariano risalta di più. Questo percussionista ha un suono di base secco e sordo, anti-effettistico per eccellenza, ottenuto usando soprattutto tom e rullante, spesso con spazzole anomale, corpose. Però non disdegna certe uscite rumoristiche, durante le quali utilizza una scatola sonora costruita da lui. Incanta con la varietà intricata e piacevole dei suoi accenti. Sa scandire e sospendere il tempo con sapienza diabolica.
Chiusura del concerto con un omaggio di Olivieri a Lester Bowie, Strawberry Mambo. Tra funky, brass e melodia «italiana».