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L'Uomo del 300 Gilera - Pasquale Innarella
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TS JEI 002
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Pasquale Innarella sax tenore e soprano
Francesco Lo Cascio vibrafono
Gianluca Pizzorno contrabbasso
Roberto Altamura batteria
ospite Beppe Caruso trombone e tuba
Francesco Lo Cascio vibrafono
Gianluca Pizzorno contrabbasso
Roberto Altamura batteria
ospite Beppe Caruso trombone e tuba
Suono Sergio Spada - 02/08
Sono due i CD usciti a nome di Pasquale Innarella in questo periodo e, dopo quello registrato dal vivo al Festival di Ceglie 2006 con Hamid Drake e William Parker, ecco L’uomo del 300 Gilera inciso a Roma dal sassofonista campano con altri musicisti di grande bravura ed esperienza nel campo dell’improvvisazione e della musica jazz “a tutto tondo” italiana come Beppe Caruso (ospite del quartetto), Francesco Lo Cascio, Gianluca Pizzorno e Roberto Altamura. Ed ancora si evidenzia la bontà di questo musicista abbastanza avaro di registrazioni (probabilmente non per colpa sua) e ricco invece di esperienza accumulata in numerose esibizioni dal vivo. Se l’esperienza live sembrerebbe la più consona a musicisti di tale tipo, come testimoniato dall’ottimo Echoes di cui sopra, questo disco dedicato alla mitica moto italiana sembra smentire tale riflessione, essendo un lavoro davvero pregnante, vivo, pieno di ritmo, coinvolgente al punto da lasciare un desiderio di estensione ad libitum di alcuni brani. L’improvvisazione, cavallo di battaglia spesso determinante di questi artisti, non viene qui spinta all’estremo ma, pur essendo parte integrante del progetto, lascia spazio a composizioni caratterizzate da una linearità melodica e ritmica che si risolve poi spesso in momenti di assolo o di espressione collettiva più liberatori. Pur considerando l’imprescindibilità di solisti come Innarella (tenore e soprano) e Caruso (trombone e tuba) entrambi talvolta trascinanti, o l’importanza della solidissima ed inventiva ritmica, sembra che il vibrafono di Francesco Lo Cascio sia veramente l’illuminante ago della bilancia di un lavoro di equilibrio invidiabile e di grande godibilità in tutte le tracce. Comunque testimonianza della vitalità di un jazz spesso “sommerso” ma comunque vivo per chi abbia orecchie ed antenne per ascoltarlo e soprattutto per trovarlo fra tante cose inutili.
All About Jazz- Angelo Leonardi (08/2007)
Iniziamo con L'Uomo del 300 Gilera, ultimo progetto del sassofonista (e in altre occasioni cornista) Pasquale Innarella, figura di primo piano della scena romana d'avanguardia, tornato in piena evidenza (ricordiamo il suo eccellente trio con Bellatalla e Rabbia, documentato dal disco Music of the Angels) dopo anni di impegno didattico.
”Credo che il disco debba essere un punto di arrivo per ogni musicista - diceva Innarella a Pierpaolo Faggiano, in un'intervista per questa testata - un momento in cui documentare un progetto importante al quale si è dedicato del tempo. Oggi mi accorgo di essere fuori luogo perché il disco è un biglietto da visita, qualsiasi giovane musicista che incontro mi dà un suo disco. Ci sono miei allievi che hanno una discografia più lunga della mia!”.
La filosofia artistica del musicista irpino è ben rappresentata da quest'album che riprende il clima del tardo hard bop di marca Blue Note, dove la energia del free storico si coniugava con le innovazioni degli anni cinquanta. Francesco Lo Cascio al vibrafono riporta alla mente i Blue Note con Bobby Hutcherson, mentre la veemenza di Beppe Caruso è un chiaro legame coi trombonisti degli anni sessanta, da Rudd a Moncur. Il sax tenore di Innarella è un emozionante momento di sintesi con altre tradizioni (come quella bandistica, legata al suo passato) e con i grandi maestri del suo strumento, da Rollins ad Ayler.
Il percorso musicale è intenso, vibrante e si snoda senza cali di tensione, con momenti pregnanti e viscerale istintualità. Un intenso interplay collettivo che non dimentica il senso della costruzione formale, con chiare strutture e assoli coerenti. I brani (probabilmente del leader: il disco non dà indicazioni) sono incisivi e di buona presa. Ricordiamo il serrato “Freexland” che apre il disco, il popolaresco e rollinsiano “Ra Bumbardon” ed il lungo e cantabile “L'uomo del 300 Gilera”.
Jazzitalia - Alceste Ayroldi
Il fatto che i sette brani che compongono il lavoro siano senza "padrone", cioè non si sappia chi sia il compositore, appare un segnale ben chiaro. La libertà espressiva che Innarella intende marchiare deve essere totale anche nell'evitare che l'ascoltatore possa essere influenzato dal compositore del brano.
L'essere di Pasquale Innarella si ritrova tutto in questa sua ultima produzione discografica in studio(cronologicamente, nel 2007 è seguito il Live in Ceglie), traspare la sua natura forte e da guascone, caratterizzata da un vissuto formativo intenso. Un professionista che non produce tanto per fare un disco, ma pondera ogni suo lavoro. E di questi ultimi tempi, tale dote, appare essere una rarità.
Nel merito: la libertà espressiva, come detto, la fa da padrone. Una sorta di sincretismo tra l'hard bop ed il free reso cool dalle incursioni al vibrafono di Lo Cascio. Freexland è il biglietto da visita con accenni alle sale da ballo ed ai jazz club più focosi degli anni '50.
La matrice rollinsiana caratterizza l'album rendendolo vivacemente attuale, senza mai cadere nel deja ecoute. Il solo del sassofonista irpino, in respirazione circolare, di Orecchiettabile, è vigorosamente sorretto dalla ritmica ed opportunamente contrappuntato da Caruso. Il quintetto non perde mai di vista la nota. Non perde mai la ragione armonica ed il senso per la melodia (Amarea).
Il passato "bandistico" del leader emerge – seppur edulcorato e bronzato – in Ra Bumbardon. Innarella sa essere sardonico, gigioneggia ed i suoi compagni lo sorreggono con pungente adeguatezza accarezzando le feste di paese ed anche – sembrerebbe irriverente il paragone – le liriche di Albert Ayler.
La main title chiude il lavoro. La sua cantabilità, segnata da un crescendo psicotico o, meglio, psichedelico, pone in rilievo la magica sensibilità di Caruso e la scioltezza ritmica di Pizzorno al contrabbasso e Altamura alla batteria.
Ecco cosa si può tirare fuori quando si ha qualcosa da dire. Effettivamente. Un lavoro da ascoltare con attenzione e storica dedizione.
Sono due i CD usciti a nome di Pasquale Innarella in questo periodo e, dopo quello registrato dal vivo al Festival di Ceglie 2006 con Hamid Drake e William Parker, ecco L’uomo del 300 Gilera inciso a Roma dal sassofonista campano con altri musicisti di grande bravura ed esperienza nel campo dell’improvvisazione e della musica jazz “a tutto tondo” italiana come Beppe Caruso (ospite del quartetto), Francesco Lo Cascio, Gianluca Pizzorno e Roberto Altamura. Ed ancora si evidenzia la bontà di questo musicista abbastanza avaro di registrazioni (probabilmente non per colpa sua) e ricco invece di esperienza accumulata in numerose esibizioni dal vivo. Se l’esperienza live sembrerebbe la più consona a musicisti di tale tipo, come testimoniato dall’ottimo Echoes di cui sopra, questo disco dedicato alla mitica moto italiana sembra smentire tale riflessione, essendo un lavoro davvero pregnante, vivo, pieno di ritmo, coinvolgente al punto da lasciare un desiderio di estensione ad libitum di alcuni brani. L’improvvisazione, cavallo di battaglia spesso determinante di questi artisti, non viene qui spinta all’estremo ma, pur essendo parte integrante del progetto, lascia spazio a composizioni caratterizzate da una linearità melodica e ritmica che si risolve poi spesso in momenti di assolo o di espressione collettiva più liberatori. Pur considerando l’imprescindibilità di solisti come Innarella (tenore e soprano) e Caruso (trombone e tuba) entrambi talvolta trascinanti, o l’importanza della solidissima ed inventiva ritmica, sembra che il vibrafono di Francesco Lo Cascio sia veramente l’illuminante ago della bilancia di un lavoro di equilibrio invidiabile e di grande godibilità in tutte le tracce. Comunque testimonianza della vitalità di un jazz spesso “sommerso” ma comunque vivo per chi abbia orecchie ed antenne per ascoltarlo e soprattutto per trovarlo fra tante cose inutili.
All About Jazz- Angelo Leonardi (08/2007)
Iniziamo con L'Uomo del 300 Gilera, ultimo progetto del sassofonista (e in altre occasioni cornista) Pasquale Innarella, figura di primo piano della scena romana d'avanguardia, tornato in piena evidenza (ricordiamo il suo eccellente trio con Bellatalla e Rabbia, documentato dal disco Music of the Angels) dopo anni di impegno didattico.
”Credo che il disco debba essere un punto di arrivo per ogni musicista - diceva Innarella a Pierpaolo Faggiano, in un'intervista per questa testata - un momento in cui documentare un progetto importante al quale si è dedicato del tempo. Oggi mi accorgo di essere fuori luogo perché il disco è un biglietto da visita, qualsiasi giovane musicista che incontro mi dà un suo disco. Ci sono miei allievi che hanno una discografia più lunga della mia!”.
La filosofia artistica del musicista irpino è ben rappresentata da quest'album che riprende il clima del tardo hard bop di marca Blue Note, dove la energia del free storico si coniugava con le innovazioni degli anni cinquanta. Francesco Lo Cascio al vibrafono riporta alla mente i Blue Note con Bobby Hutcherson, mentre la veemenza di Beppe Caruso è un chiaro legame coi trombonisti degli anni sessanta, da Rudd a Moncur. Il sax tenore di Innarella è un emozionante momento di sintesi con altre tradizioni (come quella bandistica, legata al suo passato) e con i grandi maestri del suo strumento, da Rollins ad Ayler.
Il percorso musicale è intenso, vibrante e si snoda senza cali di tensione, con momenti pregnanti e viscerale istintualità. Un intenso interplay collettivo che non dimentica il senso della costruzione formale, con chiare strutture e assoli coerenti. I brani (probabilmente del leader: il disco non dà indicazioni) sono incisivi e di buona presa. Ricordiamo il serrato “Freexland” che apre il disco, il popolaresco e rollinsiano “Ra Bumbardon” ed il lungo e cantabile “L'uomo del 300 Gilera”.
Jazzitalia - Alceste Ayroldi
Il fatto che i sette brani che compongono il lavoro siano senza "padrone", cioè non si sappia chi sia il compositore, appare un segnale ben chiaro. La libertà espressiva che Innarella intende marchiare deve essere totale anche nell'evitare che l'ascoltatore possa essere influenzato dal compositore del brano.
L'essere di Pasquale Innarella si ritrova tutto in questa sua ultima produzione discografica in studio(cronologicamente, nel 2007 è seguito il Live in Ceglie), traspare la sua natura forte e da guascone, caratterizzata da un vissuto formativo intenso. Un professionista che non produce tanto per fare un disco, ma pondera ogni suo lavoro. E di questi ultimi tempi, tale dote, appare essere una rarità.
Nel merito: la libertà espressiva, come detto, la fa da padrone. Una sorta di sincretismo tra l'hard bop ed il free reso cool dalle incursioni al vibrafono di Lo Cascio. Freexland è il biglietto da visita con accenni alle sale da ballo ed ai jazz club più focosi degli anni '50.
La matrice rollinsiana caratterizza l'album rendendolo vivacemente attuale, senza mai cadere nel deja ecoute. Il solo del sassofonista irpino, in respirazione circolare, di Orecchiettabile, è vigorosamente sorretto dalla ritmica ed opportunamente contrappuntato da Caruso. Il quintetto non perde mai di vista la nota. Non perde mai la ragione armonica ed il senso per la melodia (Amarea).
Il passato "bandistico" del leader emerge – seppur edulcorato e bronzato – in Ra Bumbardon. Innarella sa essere sardonico, gigioneggia ed i suoi compagni lo sorreggono con pungente adeguatezza accarezzando le feste di paese ed anche – sembrerebbe irriverente il paragone – le liriche di Albert Ayler.
La main title chiude il lavoro. La sua cantabilità, segnata da un crescendo psicotico o, meglio, psichedelico, pone in rilievo la magica sensibilità di Caruso e la scioltezza ritmica di Pizzorno al contrabbasso e Altamura alla batteria.
Ecco cosa si può tirare fuori quando si ha qualcosa da dire. Effettivamente. Un lavoro da ascoltare con attenzione e storica dedizione.